
ROMA – L’annuncio dell’Unione Europea indica un cambiamento di clima: allentino pure il rigore i paesi con i conti in ordine, dice Bruxelles, e pensino a investimenti e crescita per uscire dalla crisi. Tra i virtuosi c’è esplicitamente l’Italia, ed il presidente del Consiglio Enrico Letta non trattiene l’entusiasmo. “Ce l’abbiamo fatta! Commissione Ue annuncia ora ok a più flessibilità per prossimi bilanci per paesi come Italia con conti in ordine” annuncia su Twitter in netto anticipo sulla stessa Commissione Esecutiva. Il cui presidente, José Manuel Barroso, solo mezz’ora più tardi non ha che confermare: consentiremo ai paesi Ue «deviazioni temporanee» dagli obiettivi di bilancio previsti dal Patto di Stabilità in caso di investimenti pubblici legati a misure per favorire la crescita. Musica per le orecchie di Palazzo Chigi, che allentando la cinghia di un foro può respirare molto meglio. Una nota del governo sottolinea: «È il premio per la scommessa che questo esecutivo ha fatto fin dall’inizio sul rispetto degli obiettivi di finanza pubblica».
A onor del vero, Barroso a metà giornata precisa che mai e poi mai si potrà sfondare il tetto del rapporto del 3 percento tra deficit e Pil (uno dei pilastri del patto di stabilità europeo fin dai tempi di Maastricht), ma poco importa. Pino Pisicchio, del Centro Democratico, ricorda a tutti che è ora di tornare a Keynes. «È una svolta concreta per attuare la crescita che attendiamo da tempo», afferma Roberto Speranza, capogruppo del Pd alla Camera elevando un «plauso al governo e a Letta».
Daniele Capezzone, presidente della commissione finanze di Montecitorio e esponente di spicco del Pdl, a Keynes preferisce Laffer e la sua curva: «quello che occorre è semmai dare subito un taglio deciso alle tasse, accompagnandolo con un piano altrettanto incisivo di tagli alla spesa».