ROMA – Il pm di Napoli Henry John Woodcock è indagato dalla procura di Roma, nell’ambito dell’inchiesta Consip, per violazione del segreto d’ufficio. L’indagine è quella relativa alla fuga di notizie che nello scorso dicembre in relazione a presunti avvertimenti sull’esistenza dell’indagine ai dirigenti della Consip, che sarebbero stati veicolati dal vertice dell’Arma dei carabinieri e dal ministro Luca Lotti.
l pm napoletano secondo le ricostruzioni del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Mario Palazzi sarebbe uno degli artefici di quella fuga di notizie che portò il Fatto Quotidiano a dicembre scorso a dare notizie delle indagini a carico del ministro dello Sport Luca Lotti e del comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette. Woodcock potrà chiarire la sua posizione nei prossimi giorni: è stato convocato dai colleghi romani per un interrogatorio.
Per la presunta fuga di notizie riservate relative all’inchiesta Consip, insieme al pm Woodcock è indagata dalla procura di Roma anche la giornalista Federica Sciarelli, nota conduttrice del programma televisivo «Chi l’ha visto?». Alla cronista è stato anche sequestrato il telefono cellulare.
Nei riguardi della giornalista Sciarelli, da lungo tempo amica del pm napoletano, è contestato il reato di concorso in rivelazione di segreto. Secondo l’accusa, Sciarelli sarebbe stata il tramite per il passaggio delle informazioni da Woodcock a un giornalista del Fatto Quotidiano. «Non posso aver rivelato nulla a nessuno – ha detto Federica Sciarelli all’Ansa – semplicemente perché Woodcock non mi svela nulla delle sue inchieste, tantomeno ciò che è coperto da segreto».
Intanto questo pomeriggio per lo stesso filone sarà interrogato ancora il vicecomandante del Noe, Alessandro Sessa. Sessa è stato iscritto nel registro degli indagati perché in un suo precedente interrogatorio da testimone, poco più di un mese fa, non aveva negato di essere stato informato regolarmente dal capitano Gianpaolo Scafarto sugli sviluppi dell’inchiesta che lambisce gli interessi dei Renzi. Aveva però sostenuto di non avere fatto rapporto al generale comandante del Noe, Sergio Pascali, almeno fino al 6 novembre 2016 (quando ci fu una prima fuga di notizie) «e il generale bruscamente mi chiamò per essere informato».
Si legge infatti nel capo d’imputazione che Sessa: «nella sua qualità di ufficiale in servizio presso il comando carabinieri Tutela ambiente di Roma, vicecomandante preposto all’articolazione di polizia giudiziaria delegata alle indagini in relazione alla vicenda Consip» avrebbe detto il falso per «sviare l’indagine relativa all’accertamento degli autori mediati e immediati della violazione del segreto a favore degli amministratori Consip».
Scafarto da parte sua sostiene una cosa diversa. Dice che il colonnello aveva informato il generale mesi prima, già a giugno. Due versioni in contrasto. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi sembrano credere a Scafarto che avrebbe mostrato alcuni messaggini WhatsApp che sbugiardano il colonnello.
Scafarto aveva già fatto allusioni a un ruolo centrale del colonnello. «Per quanto attiene al generale Pascali – aveva messo a verbale – atteso che dalle intercettazioni emergevano suoi rapporti con il generale Saltalamacchia (comandante dei carabinieri in Toscana, indagato per una presunta fuga di notizie a beneficio di Tiziano Renzi, ndr) a sua volta amico di Marroni, portai i relativi brogliacci al colonnello Sessa, lasciando che decidesse lui cosa fare».