TORINO – I tafferugli a Torino sono iniziati poco dopo le 20, quando i manifestanti hanno tentato di superare lo sbarramento di polizia su corso Vittorio, per evitare che la protesta degli antifascisti raggiungesse le facciate dell’hotel che ospita il leader di CasaPound. La marcia è partita poco prima delle otto da piazza Carlo Felice, davanti alla stazione di Porta Nuova.
Sono almeno quattrocento le persone che sono scese in strada per manifestare contro la presentazione dei candidati e del programma elettorale del partito della tartaruga, prevista per questa sera, giovedì, alle 21 nella sala conferenze dell’Hotel Ambassador, all’angolo tra corso Vittorio e corso Vinzaglio, alla presenza del leader Simone Di Stefano.
Il corteo è seguito da vicino da centinaia di poliziotti e carabinieri, che hanno sbarrato le strade che portano al centro. «Per noi essere antifascisti implica lo scontro» gridano alcuni giovani. Alla manifestazione partecipano anche alcune sezioni dell’Anpi, ma in prima fila, a fronteggiare gli agenti, ci sono gli attivisti dei centri sociali e i collettivi antifascisti di Torino. La polizia è stata più volte costretta ad usare gli idranti per allontanare la folla.
Militanti di CasaPound tutti nel controviale alle prime bombe carta nella traversa di fronte all’hotel. La polizia viene messa sotto accusa: «Avete lasciato due strade libere. Saranno qui in pochi minuti». Le forze dell’ordine ordinano di rientrare in hotel, ma gli esponenti di CasaPound non ci stanno: «O ci arrestano o da qui non ci muoviamo». Alle 9 il candidato Di Stefano non è ancora arrivato. I più giovani vorrebbero intervenire. Monta la tensione. Al suo arrivo all’hotel, il leader di CasaPound liquida così la manifestazione di protesta: «Qui fuori ci sono solo quattro ragazzi imbecilli che con i fumogeni e la violenza vogliono imporre le loro idee», davanti ai suoi sostenitori che applaudono al programma elettorale. E poi: «Io quelli non li ho visti in strada per l’articolo 18. Noi sosteniamo il lavoro e la gente in difficoltà. Questi quattro imbecilli no».