ROMA – C’è il via libera definitivo al Rosatellum bis. Una legge elettorale fatta in tempi record: sono trascorsi esattamente 35 giorni – domeniche comprese – da quando il Pd ha depositato in commissione Affari costituzionali della Camera il testo base. Era il 21 settembre. Da allora, un vero e proprio tour de force tra Camera e Senato per approvare la legge prima del voto siciliano e prima della sessione di Bilancio.
Il governo, su richiesta del Pd, ha posto ben 8 questioni di fiducia: le prime tre fiducie sono state votate a Montecitorio, le altre cinque nel passaggio finale al Senato. Tutto per evitare imboscate in Aula: troppo alto il rischio che le votazioni a scrutinio segreto su singoli emendamenti facessero naufragare tutto, come del resto era già avvenuto a giugno scorso sul Tedeschellum.
Il Rosatellum bis, così ribattezzato dal nome del capogruppo dem a Montecitorio, Ettore Rosato – già “padre putativo” di una precedente proposta, il Rosatellum appunto, poi modificata nel corso del tempo e divenuta “bis” – è frutto del patto a quattro tra Pd, Forza Italia, Ap e Lega. Ma via via si sono aggiunte a sostegno della riforma altre forze minori, prima fra tutte quella guidata da Denis Verdini. Ma a chi chiede se con Ala è nata una nuova maggioranza anche per la prossima legislatura, Matteo Renzi risponde: «Assolutamente no. Quando Verdini è stato decisivo nel voto sulle unioni civili non siete stati così scandalizzati. Vi stupite che sulla legge elettorale ci sia un accordo con Forza Italia e Lega Nord ma la legge elettorale si vota con chi ci sta, anche con le opposizioni, ci abbiamo provato anche sulle riforme costituzionali, prima che Berlusconi cambiasse idea».
Denis Verdini nel suo intervento al Senato dice: «Qualcuno parla di una nuova maggioranza. Non è vero. C’è chi è stato responsabile a fasi alterne, noi abbiamo cercato di esserlo sempre. A chi dice oggi che si è realizzata una nuova maggioranza vorrei dire che non è vero perché noi c’eravamo, ci siamo stati e ci saremo fino all’ultimo giorno della legislatura. Certo, siamo quattordici ministri senza portafoglio. E lo rivendichiamo!».