SULMONA – Non si dà pace il padre del piccolo Salvatore Di Padova, come racconta Mario Sessa, genitore di un giovane che gioca in prima squadra, raccontando che addosserebbe la colpa su di sé sostenendo che ”Se guidavo io non sarebbe accaduto nulla”. ”È distrutto dal dolore – aggiunge Sessa – e non si dà pace per aver rinunciato, all’ultimo momento a causa di un fastidio al ginocchio, a portare il pullmino dei ragazzi, come faceva sempre nelle trasferte”.
Intanto sono stati predisposti per domani gli accertamenti peritali, per stabilire le cause della morte del giovane rugbista. A stabilirlo il procuratore titolare delle indagini, Aura Scarsella. La procedura scelta prevede dapprima l’ispezione esterna e, se necessario, si procederà con l’autopsia. L’esame è stato affidato agli anatomopatologi Ildo Polidoro e Luigi Miccolis.
Gli accertamenti sull’incidente hanno condotto gli investigatori a formulare, tra le ipotesi, un colpo di vento che abbia fatto perdere al guidatore il controllo, l’attraversamento di un animale selvatico o un problema meccanico al mezzo. La Procura della Repubblica di Sulmona, come atto dovuto, ha disposto comunque analisi tossicologiche sul conducente che, nell’ ospedale dell’Aquila, ancora lotta per la vita. Marco Liberatore, venti anni, di Corfinio, è il più grave dei sette giovanissimi feriti. Adesso è tenuto in coma farmacologico e le sue condizioni sono gravi, ma stazionarie. Al momento è l’unico indagato. La Procura ha richiesto infine anche una perizia meccanica sul mezzo.
Degli altri sei feriti, due sedicenni, sono in prognosi riservata, ricoverati nel reparto di rianimazione del Santissima Annunziata di Sulmona, ad uno dei due è stata asportata la milza e presenta, inoltre, politrauma maggiore (severo) con fratture al femore destro, lussazione al femore sinistro e fratture ossee nasali all’orbita sinistra. Nei prossimi giorni si deciderà se operarlo al femore destro. L’altro ragazzo, anch’egli in prognosi riservata, ha fratture multiple al bacino e all’omero sinistro, un ematoma alla milza (che per ora però è sotto controllo), un ematoma retro peritoneo, ferite lacero-contuse al volto e al corpo. Il terzo adolescente, anch’egli sedicenne, ricoverato nel reparto di chirurgia è fuori pericolo, tanto che non ha la prognosi riservata. Non corrono pericolo di vita anche gli altri tre compagni (due di 16 e uno di 15 anni), coinvolti nello schianto, ricoverati nell’ospedale di Castel di Sangro, uno ha una ferita esterna all’orecchio sinistro e un trauma minore, un altro, quindicenne, ricoverato nel reparto di Ortopedia, ha subito politrauma, lussazione all’anca sinistra, distacco dell’epifisi (non grave), e frattura della base del primo metacarpo destro. Il terzo ragazzo, rispetto agli altri due, ha solo politraumi e, nella sostanza, sta bene. Le notizie sono state comunicate dalle Direzioni sanitarie degli ospedali di Sulmona e Castel di Sangro.
“Salvatore, Salvatore. L’ho chiamato più volte ma lui non rispondeva. Poi non ricordo più niente. Ho visto tanta gente intorno e mi sono ritrovato all’ospedale”. E’ il racconto di uno dei ragazzi che si trovavano sul pullmino. Lui è ricoverato nel reparto di chirurgia dell’ospedale di Sulmona. È l’unico dei tre ragazzi ricoverati nel capoluogo peligno che può parlare: per gli altri due i medici si sono riservati la prognosi. Il giovane rugbista morto era seduto accanto a lui. “Avevo appena telefonato a mia madre – ricorda – dicendole che avevo fame e che stavamo tornando. Poi lo schianto e le borse e i sedili che volavano da tutte le parti”.
“Ero alla guida del pullmino che precedeva gli altri due mezzi e guardando lo specchietto non ho visto più gli altri. Sono tornato indietro e dopo alcune centinaia di metri ho visto il pulmino nella scarpata. Mi sono precipitato per vedere cosa fosse successo, e ho visto che ormai per Salvatore non c’era più nulla da fare”. Aveva le lacrime agli occhi ieri il presidente del Sulmona Rugby, Giovanni Forcucci. Con i ragazzi c’era anche il figlio, rimasto ferito in modo lieve ad una spalla. ”Una tragedia che colpisce la squadra in un momento di felicità per i ragazzi – ha aggiunto -, siamo vicini al dolore del papà e della mamma del rugbista che stanno affrontando il momento più drammatico della loro vita”.
“Quegli alberi non dovevano esserci più da molti anni. E invece, dopo 14 anni sono ancora lì, causa di morte e di dolore per le nostre famiglie”. E’ l’ex consigliere provinciale dell’Aquila di Forza Italia Roberto Donatelli che interviene dopo l’ultimo incidente mortale sull’Altopiano delle Cinquemiglia. “In quel periodo, e mi riferisco al 2000 – ricorda Donatelli -, c’era una tragica media di oltre 10 morti l’anno in quel tratto della strada statale 17. Ragione che mi spinse ad avviare un’azione di coordinamento per la soluzione del problema. Fu convocato più di un incontro presso la Prefettura dell’Aquila, sotto la guida dell’allora Prefetto dell’Aquila Guido Iadanza. Erano presenti l’allora comandante del corpo forestale Silvestri, i sindaci dei Comuni interessati ed un responsabile dell’Anas, tutti d’accordo per il taglio degli alberi. Si doveva procedere per gradi per evitare le polemiche degli ambientalisti. Ma – conclude – a distanza di 14 anni tutto è rimasto come allora”.