
L’AQUILA – Sarebbe difficile trovare un aquilano che non ha mai assistito all’apertura della Porta Santa di Collemaggio almeno una volta nella vita. Il 28 agosto è una data che in città tutti ricordano bene dopo che Papa Celestino V l’ha scelta per concedere il perdono a tutti i credenti sinceramente pentiti dei loro peccati.
Questo accade dal lontano 1924, anno in cui Pietro da Morrone divenne Papa come Celestino V – richiama fedeli da tutto Abruzzo, dall’Italia e dal mondo per quello che è stato il primo Giubileo della storia. Finalmente la Porta è tornata a nuova vita e con essa tutta la basilica di Collemaggio, un gioiello artistico e architettonico, uno dei simboli più profondi dell’aquilanità, un dono prezioso fatto però a tutto il mondo da Papa Celstino V oltre sette secoli fa.
Un imponente restauro portato a termine in due anni di effettivo lavoro dall’Eni, in sinergia con il Comune dell’Aquila, con la Soprintendenza, con le Università italiane. All’inaugurazione è voluto essere presente il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini: “Un atto dovuto a questi cittadini e a questa città, dopo avere attraversato tante sofferenze”, ha detto il ministro. La restituzione della basilica alla cittadinanza non è soltanto un fatto spirituale, ma anche sociale secondo l’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi, una grande gioia per il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.
Soddisfatti i dirigenti dell’Eni, il cui apporto – oltre alla componente finanziarie del progetto, è stato quello di garantire la conservazione, la sicurezza e il miglioramento sismico della Basilica, nel rispetto della tutela del suo valore storico-artistico e culturale.
Imponente anche il lavoro della Soprintendenza, nella parte strutturale ma anche nel recupero degli arredi. Alcune opere d’arte sono state restaurate, altre sono in fase di lavoro, molte devono avviare anche dal punto di vista del reperimento delle risorse per un restauro completo.