PESCARA – Due sconfitte consecutive sono bastate per fa tornare il malumore all’ambiente pescarese. Probabilmente in altre città la cosa sarebbe passata inosservata, o quantomeno messa subito nel dimenticatoio. Ma in riva all’Adriatico non è così.
Zeman nel corso delle giornate ha sempre cambiato i suoi uomini. Chi ha memoria lunga, invece, ricorderà bene come l’anno della promozione gli uomini in campo più o meno, erano sempre gli stessi. Soprattutto a centrocampo si annidano i veri problemi della squadra. Il boemo non è riuscito ancora ad individuare il fulcro del gioco. Non c’è la sua impronta anche per le caratteristiche degli interpreti, molti dei quali tutt’altro che funzionali al credo dell’allenatore.
Il Delfino non ha ancora una vera e propria identità. I risultati sono in linea con il livello non eccelso della rosa, ma è fuor di dubbio che si possa e si debba fare di più. In generale sembra che lo spogliatoio parli una lingua diversa da quella del boemo, che, ovviamente, no fa fatica nei numerosi confronti con i cronisti ad esprimere apertamente i suoi dubbi.
Intanto venerdì nell’anticipo arriva il Palermo. Potrebbe essere l’occasione per un pronto riscatto e per tornare a far sognare una piazza ambiziosa come è quella di Pescara.