ROMA – La strada per un governo appare ancora lunga. Doppio vertice nella domenica di riflessione tra la fine delle prime consultazioni con il capo dello Stato e l’inizio di un secondo tentativo. Nella villa di Berlusconi ad Arcore si sono incontrati i tre leader del centrodestra; nella casa di Casaleggio sulle colline di Settimo Vittone invece si sono riuniti davanti a una grigliata il padrone di casa, Luigi Di Maio, e Beppe Grillo.
Confronti e discussioni da cui escono linee che sembrano confermare le distanze: rivendicano la guida del governo e la compattezza della loro alleanza Salvini, Meloni e l’ex Cavaliere; nessuna apertura a sostenere «la grande ammucchiata», è la pronta risposta del M5S. Ma si nascondono crepe dietro l’apparenza di unità della coalizione riunita ad Arcore: appena uscito dall’incontro, il leader della Lega si smarca e ribadisce la volontà di dialogo con i grillini.
«Gli elementi dai quali i tre leader non intendono prescindere sono: un presidente del Consiglio espressione dei partiti di centrodestra, l’unità della coalizione e il rispetto dei principali punti del programma sottoscritto prima del voto», si legge nel comunicato finale di Salvini, Berlusconi e Meloni, che in settimana andranno uniti in una sola delegazione al Quirinale. Segue elenco di punti di programma «quali il taglio delle tasse, incentivi al lavoro, il blocco dell’immigrazione clandestina, garanzie per la sicurezza dei cittadini e sostegno alle famiglie». Chiari quindi i paletti, a cominciare dalla premiership da riservare al capo del Carroccio, perché «dopo anni di governi nati da giochi di palazzo», il prossimo esecutivo deve essere, raccomandano, «rispettoso della volontà espressa dai cittadini alle elezioni».
Condizioni che allontanano i Cinque stelle: «Vedo che la Lega ha promesso il cambiamento, ma preferisce tenersi stretto Berlusconi e condannarsi all’irrilevanza – scrive su Facebook Di Maio – Da noi la grande ammucchiata non avrà un solo voto. Quando Salvini vorrà governare per il bene dell’Italia ci faccia uno squillo».
Apparentemente, dunque, distanze ormai siderali. Eppure, quello squillo di telefono il capo politico del Movimento lo riceverà molto presto, visto che, appena messo piede fuori da Arcore, Salvini fa sapere di voler incontrare Di Maio e di essere «fiducioso in un governo con i Cinque stelle».
Prendendo le distanze dalla posizione congiunta di centrodestra, dichiarandosi aperto a una ipotetica terza figura di premier («terza, quarta, quinta: sono a disposizione, se sono figure valide che rappresentano tutti, perché no?») ma soprattutto indisponibile a rischiare una conta in Aula alla ricerca dei voti, come invece suggerirebbero di fare Berlusconi e Meloni.