L’AQUILA – Sono 350 tra imprese e partite Iva chiamate a restituire in una tranche circa 100 milioni di euro – ai quali si aggiungono le sanzioni e gli interessi – relativi alla sospensione delle tasse nel cratere sismico per 18 mesi all’indomani del terremoto del 2009. Aiuti di Stato per l’Europa, un diritto stabilito con legge dello Stato per i terremotati, che lunedì hanno manifestato in migliaia contro il provvedimento.Oggi l’udienza cautelare di fronte ai giudici del tribunale amministrativo d’Abruzzo, al centro dell’impianto degli avvocati ricorrenti c’è la sospensione della nomina della commissaria straordinaria Margherita Calabrò.
La direttrice dell’Agenzia delle entrate in Abruzzo, incaricata dal Governo di recuperare il denaro mancante nelle casse pubbliche, denaro che per l’Europa è un aiuto di Stato che avrebbe distorto il mercato. Davanti ai giudici l’avvocato Roberto Colagrande, al quale si sono rivolti gli imprenditori finiti nel mirino della Commissione europea.
A dare una boccata d’ossigeno la proroga di 120 giorni dei provvedimenti commissariali firmata dal presidente del Consiglio Gentiloni, di cui però ancora non c’è traccia di pubblicazione, per cui non se ne conoscono i termini. Commercialisti e legali sperano dunque, di potere ottenere una sospensione dei provvedimenti fino a giugno, e poter poi far partire la proroga dei 120 giorni da quel momento. I giudici si riserveranno ogni decisione, e come auspicano i legali potrebbero rimettere la valutazione alla Corte europea guadagnando, così, ulteriore tempo.
Una risoluzione urgente a sostegno di imprese e professionisti chiamati alla restituzione delle tasse sospese in seguito al sisma del 2009 “e richieste dalla Commissione Europea che, invece, le ha valutate come aiuto di Stato”, è stata presentata dal presidente della Provincia di L’Aquila, Angelo Caruso. Sarà discussa nel consiglio provinciale di dopodomani, 20 aprile. Il presidente, che ha partecipato alla manifestazione di protesta di lunedì scorso a L’Aquila, spiega in una nota che
“le richieste non possono essere soddisfatte e neppure tollerate, perché non sono state valutate e considerate le conseguenze del devastante terremoto, amplificate dall’ulteriore sisma verificatosi nel 2016 ma anche da un’articolata e difficile ripresa, resa ancora più complessa in un territorio di alta montagna con un’economia ancora più provata dalla perdurante crisi economica”. Secondo il presidente della Provincia aquilana, che chiede una soluzione definitiva della vicenda, “questi fattori concorrono a riesaminare le scelte della politica Nazionale ed Europea a fronte di un’annunciata disgregazione di una parte importante e identitaria della Provincia dell’Aquila”.