FARINDOLA – E’ passato un anno ormai dalla tragedia di Rigopiano. L’anniversario è stato ricordato con una cerimonia, di fronte a quello che resta dell’albergo di Farindola. Alla presenza dei parenti delle vittime, di diversi cittadini e delle autorità civili e militari, di fronte all’ex ingresso dell’hotel, è stata deposta una corona di fiori. Il presiedente Mattarella parla della tragedia come di una “ferita profonda per il Paese”.
Dello stesso avviso il vescovo Valentinetti:: “Se ci sono responsabilità, vanno accertate” – “Quando ci sono morti tragiche se ci sono responsabilità queste vanno accertate sicuramente”. Così l’arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, nel corso dell’omelia della santa messa nella chiesa di Farindola. Mons. Valentinetti ha ricordato i bambini della scuola di San Giuliano di Puglia, in Molise, e i tre operai morti a Milano.
“Chissà quante volte in quest’anno vi siete ripetuti ‘ma perché quella valanga nessuno l’ha fermata?’. A questa domanda non c’è una risposta perché purtroppo più volte mi sono scontrato con la morte come avete fatto voi: ho dovuto celebrare il funerale dei 27 bambini a San Giuliano di Puglia. Ero diventato vescovo da due anni: vi assicuro che è stato il funerale più difficile della mia vita. Anche allora mi sono chiesto: perché la casa di fronte alla scuola non e’ crollata e la scuola è crollata?”.
“La risposta è la solidarietà umana che possiamo esprimerci – ha sottolineato Valentinetti – che ci deve far sentire un cuore solo e un’anima sola. Esiste anche una risposta di fede, di una fede forte e potente, perché la fede non serve come sapete per chiedere a Dio di non far succedere le cose. La vita ci insegna che 27 bambini sono morti, 29 persone sono morte, e che l’altro giorno 3 persone sono morte nella fossa mentre lavoravano a Milano”.
I familiari delle vittime saranno ricevute al Quirinale – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Paolo Gentiloni incontreranno lunedì 22 gennaio al Quirinale i familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano.
«Mi sento miracolato. Non sappiamo cosa abbiamo fatto noi per meritare questo, cosa dovrei fare per ripagare tutto questo bene che mi è venuto addosso», ha detto Giampiero Parete, il cuoco che lanciò l’sos, scampato alla tragedia di Rigopiano, quel 18 gennaio di un anno fa, insieme alla moglie e ai due figli. «Ho vissuto l’ultimo giorno dei 29 angeli. È difficile da dimenticare, sto sempre con il pensiero a loro», ha detto Parete all’uscita dalla chiesa di Farindola dopo la messa per commemorare le 29 vittime. Parete quel giorno era uscito dal resort per prendere dei medicinali in macchina. E fu proprio lui per primo a lanciare l’allarme che poi rimase inascoltato per ore. «Sono qui – ha aggiunto Giampiero Parete – perché voglio stare insieme ai parenti delle vittime. Voglio ricordare insieme a loro tutto quel dolore che abbiamo vissuto».
«Ci hanno scortato verso la morte la sera prima. Hanno pulito la strada, aprendoci la via per la morte e per non tornare più a casa», ha dichiarato Giampaolo Matrone, l’ultimo sopravvissuto dell’hotel Rigopiano, tirato fuori dopo 62 ore da sotto le macerie del resort. Ha subito 5 interventi al braccio e alla gamba. Ora è tornato nella sua pasticceria a Monterotondo, in provincia di Roma. Sua moglie, Valentina Cicioni, a casa non c’è mai tornata.
«La giustizia – ha detto Massimiliano Giancaterino che nella tragedia dell’hotel Rigopiano ha perso il fratello Alessandro, capo cameriere del resort distrutto dalla valanga – sarà inesorabile. Arriverà alla definizione delle responsabilità. Bisogna soltanto affidarsi al lavoro dei magistrati. Non ho dubbi che si arrivi a definire verità e responsabilità». Ha voluto lanciare un appello a tenere sempre i riflettori accesi per non dimenticare. «L’auspicio – ha tenuto a sottolineare – è che si continui a parlare della tragedia, affinché si arrivi alla ricostruzione esatta del fatto storico e giudiziario, ma anche affinché si mettano in campo gli accorgimenti utili per evitare il ripetersi di tali tragedie in altri luoghi».