L’AQUILA – E’ stato approvato il piano per la ricostruzione delle opere pubbliche: 1,35 miliardi di euro per i danni provocati dal terremoto. All’Abruzzo andranno 156,86 milioni. Il piano servirà a finanziare la ricostruzione di opere pubbliche dopo il sisma che ha colpito Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio. L’approvazione dell’ordinanza n.49 del commissario straordinario Paola De Micheli, che ha dato il via libera ai finanziamenti, è arrivata a Pieve Torina (Macerata), uno dei centri più colpiti dal sisma, scelto per il vertice della cabina di regia.
Prima di iniziare i lavori è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare le 29 vittime dell’hotel Rigopiano di Farindola, distrutto un anno fa da una slavina, provocata proprio da una serie di scosse sismiche. Nel paesino di Pieve Torina, dove oggi sono state consegnate anche le ultime 28 casette per completare le 208 richieste, la De Micheli ha varato il pacchetto di risorse insieme ai rappresentanti delle Regioni – Luca Ceriscioli e Catiuscia Marini, presidenti della Regione Marche e dell’Umbria, gli assessori regionali Lucia Valente del Lazio e Mario Mazzocca dell’Abruzzo – e al capo dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli.
La dotazione servirà in particolare a ricostruire scuole (276 milioni di euro), caserme (92 milioni), case comunali (147 milioni) e popolari (136 milioni). Il piano attribuisce 605 milioni di euro alle Marche, 156,86 milioni all’Abruzzo, 149,53 milioni al Lazio e 122,51 all’Umbria; stilato l’elenco provvisorio del piano chiese (Lazio, Umbria, Abruzzo e diocesi di Macerata, Camerino e Fabriano) da ricostruire.
Nel corso della seduta tecnica è stato approntato anche il cronoprogramma per futuri interventi contro il dissesto idrogeologico, un problema in molte aree aggravato dal sisma: “Ci siamo fatti autorizzare dalle Camere – ha spiegato De Micheli -, attraverso una modifica del decreto n. 189, per far sì che una parte delle risorse per la ricostruzione venga utilizzata per il dissesto idrogeologico, in modo da fare una ricostruzione più sicura. Credo sia la prima volta che accade in una ricostruzione post terremoto – ha aggiunto – e che rappresenti un punto di non ritorno in termini di visione complessiva della ricostruzione”.