
PESCARA – “In base a tutti tali riscontri, le consegne di denaro descritte da Angelini (ex titolare della clinica privata Villa Pini di Chieti che aveva sostenuto di aver pagato tangenti per 15 milioni in cambio di favori, ndr) di cui ai capi da 34 a 38 devono ritenersi pienamente provate, sicche' vi e' prova della penale responsabilita' degli imputati per i fatti medesimi, nei limiti qui di seguito specificati”. E' uno dei passaggi delle motivazioni della condanna dell'ex presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco e di altri dieci imputati, emessa dal Tribunale collegiale di Pescara nell'ambito del processo riguardante presunte tangenti nel mondo della sanita' abruzzese.
L'ex governatore e' stato condannato il 22 luglio scorso a nove anni e 6 mesi. Le motivazioni, contenute in 455 pagine, sono state depositate lunedi' scorso. Per i giudici “Appare chiaro, conclusivamente, che gli imputati operassero in base ad uno stabile accordo, che li vincolava ad agire, nell'ambito delle pubbliche funzioni rispettivamente rivestite, per agevolare l'adozione dei provvedimenti favorevoli ad Angelini, il cui contenuto era stabilito da Quarta, da Cesarone e da Masciarelli (fino al suo arresto), sotto il controllo di Del Turco, ma la cui approvazione da parte della giunta regionale o della maggioranza consiliare necessariamente passava attraverso l'iniziativa di Mazzocca, assessore competente, come tale proponente di tutte le delibere della giunta regionale, nonche' attraverso l'opera di sistemazione tecnica di Di Stanislao, essenziale a tale disegno in quanto idonea a rivestire di rigore tecnico il contenuto dei provvedimenti e ad occultarne il carattere di favoritismo nei confronti di Angelini, ed infine attraverso l'attivita' di commissione dei consiglieri regionali Boschetti e Cesarone”.
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“Cesarone e Del Turco, agendo nelle loro rispettive qualita' di consigliere regionale e di presidente della giunta regionale – hanno inoltre scritto i giudici – hanno richiesto ad Angelini la dazione di ingenti somme di denaro prospettandogli, in caso avesse aderito alla richiesta, di orientare le attivita' amministrative e di iniziativa legislativa all'epoca in itinere presso la Regione, in senso favorevole all'attivita' imprenditoriale delle case di cura gestite da Angelini, avvertendolo che, a causa delle attivita' ispettive e di indagine in corso, era difficile aiutarlo, ma che erano i soli a cui poteva rivolgersi, sicche' avrebbe dovuto sostenerli economicamente”.
“Gli imputati hanno agito in posizione di sostanziale parita' ed operato su un piano di interscambio contestuale tra attivita' del pubblico ufficiale e dazione di denaro”. E' il passagio in cui giudici spiegano perche' il reato di concussione e' stato riqualificato in corruzione. “A tali condotte – proseguono i giudici – hanno concorsualmente partecipato Del Turco Cesarone, materiali autori entrambi delle condotte di illecita proposta all'Angelini, Del Turco di ricezione del denaro, nonche' Quarta, recettore su incarico di Del Turco delle richieste di Angelini e sostenitore dell'inutilita' di accertamento delle inappropriatezze e della necessita' di immediato riordino della rete ospedaliera, quale responsabile dell'attuazione del programma della giunta regionale e segretario della presidenza e quindi portavoce della volonta' politico-amministrativa di essa”.