CHIETI – Un ordine di confisca da 32 milioni e soprattutto una condanna in primo grado per truffa e falso. Il Tribunale di Chieti, ha condannato a 7 anni di reclusione l’ex imprenditore della sanità privata abruzzese Vincenzo Maria Angelini nel processo che lo vedeva imputato con la moglie Anna Maria Sollecito, e con una terza persona, la cui posizione è stata stralciata da tempo, Sergio Frezza. Per tutti le accuse erano di associazione a delinquere, truffa continuata e falso. Angelini e la moglie sono stati assolti perché il fatto non sussiste dall’accusa di associazione a delinquere.
Per quanto riguarda il falso e la truffa contestati, oltre al condannato Angelini, anche alla Sollecito, il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti di quest’ultima per intervenuta prescrizione. Angelini è stato inoltre condannato a risarcire i danni in separato giudizio alla Asl costituitasi parte civile, è stato dichiarato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici ed ha avuto l’ interdizione legale per la durata della pena.
Il Tribunale ha inoltre ordinato la confisca della somma di 32 milioni e 615mila euro. La vecchia società Villa Pini srl, quale responsabile dell’illecito amministrativo derivante dalla truffa, si è vista applicare una sanzione pecuniaria pari a 400.000 euro, e per la durata di due anni, le sanzioni interdittive del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio, l’esclusione di agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l’eventuale revoca di quelli già concessi e il divieto di pubblicizzare beni o servizi.
Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. La vicenda da cui ha preso le mosse il processo è quella che, secondo l’accusa, sostenuta in aula dal pm Giuseppe Falasca, il quale aveva chiesto la condanna a 4 anni di Angelini, l’ assoluzione per il reato di associazione a delinquere , la prescrizioni per la Sollecito, ha consentito alla casa di cura Villa Pini, negli anni fra il 2005 e il 2007, sotto la gestione di Angelini, di espletare attività sanitaria non coperta da autorizzazione o accreditamento provvisorio e di effettuare prestazioni a carico del sistema sanitario nazionale per discipline non accreditate quali l’ortopedia, l’oculistica, la cardiochirurgia, la chirurgia vascolare, la cardiologia, l’otorinolaringoiatria, le malattie e i disturbi dell’apparato riproduttivo femminile.
La truffa ovvero i crediti vantati in quel periodo da Villa Pini d’Abruzzo srl nei confronti della Regione e dalle Asl abruzzesi in relazione alle prestazioni diverse da quelle accreditate ammonta, sempre secondo l’accusa, a 46 milioni e 751 mila euro. L’Asl si è costituita parte civile con l’avv. Cristiano Sicari il quale aveva chiesto una provvisionale di 2 milioni di euro e 50.000 euro di danno morale da ciascuno dei due imputati. Villa Pini d’Abruzzo srl, la società fallita, era rappresentata dall’avvocato Antonella Dragani: la società nel processo è entrata per la violazione del decreto legislativo 231/2001 che fissa la responsabilità delle persone giuridiche. Angelini e moglie non erano in aula. Ora il ricorso.