PESCARA – Sono accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione, lesioni, violenza privata e minacce. Il tutto a carico di una banda di romeni, smantellata dal personale della squadra mobile di Pescara che ha eseguito cinque misure cautelari in carcere.
Decisiva e’ stata la collaborazione di una delle ragazze, riuscita a fuggire la scorsa estate dai suoi aguzzini e diventata testimone di giustizia. La ragazza, arrivata in Italia con la falsa promessa di un lavoro come badante, e’ stata privata del passaporto e segregata in casa. E’ stata costretta a prostituirsi con continue e pressanti minacce di morte e quando e’ rimasta incinta si e’ sentita dire dai suoi sfruttatori che avrebbero venduto il bambino. La giovane si e’ rifugiata in un’associazione, dove ha avviato il suo percorso di reinserimento sociale.
Il gruppo si occupava del controllo della zona sud di Pescara e spesso si sono verificati aggressioni e scontri violenti finalizzati ad ottenere il pagamento di una sorta di “tassa di occupazione” da parte delle prostitute. L’operazione segue quella di ottobre del 2013, quando venne smantellata un’altra organizzazione criminale, sempre di matrice romena, che aveva ingaggiato una “guerra” con il gruppo che oggi e’ finito in manette, per il controllo del territorio. Le indagini sono durate quasi un anno.
Organigramma e metodi dell’ organizzazione sono stati ricostruite grazie alla prostituta fuggita via e si e’ appurato che la banda, particolarmente strutturata e agguerrita, gestiva un giro d’affari di almeno centomila euro al mese, sfruttando decine di giovani ragazze romene. La pericolosita’ dei cinque e’ dimostrata anche dal fatto che la banda e’ stata in grado di scovare la donna che si era allontanata, nonostante il suo trasferimento in una localita’ protetta, per farle arrivare macabre minacce.
La ragazza che ha collaborato con gli investigatori, una ventenne vedova, “e’ stata due volte coraggiosa, ha detto in conferenza stampa il dirigente della mobile Pierfrancesco Muriana, perche’ si e’ sottratta alla organizzazione e ha collaborato, e poi ha portato avanti la gravidanza e ha avuto un figlio”. E’ stata oggetto di una “vera e propria compravendita” perche’ e’ stata tradita da una parente che l’ha venduta a un imprenditore italiano il quale diceva di avere un’ agenzia per collocare braccianti e badanti. E’ partita con altre quattro ragazze, di cui tre finite in una localita’ ignota e un’altra che e’ arrivata con lei in Abruzzo ed e’ finita nelle grinfie degli stessi sfruttatori.
La testimone di giustizia ha rivisto la connazionale dopo qualche giorno l’approdo a Pescara, ad aprile, ha notato che aveva la faccia tumefatta e ha saputo che non voleva sottostare ai suoi sfruttatori, ma poi e’ scomparsa e ancora oggi non si sa che fine abbia fatto. La romena che poi ha deciso di fuggire dal giro ha raccontato alla polizia di non aver mai ricevuto soldi, come compenso. Aveva solo diritto a cibo e alloggio. E’ stata salvata da un cliente a cui ha chiesto di non riportarla indietro e si e’ rivolta all’associazione che poi l’ha seguita e aiutata, e il cui ruolo e’ stato importante nella sua vicenda personale.
Questa mattina sono stati trovati due libri mastro della banda da cui emerge che le ragazze lavoravano tutti i giorni del mese e su una doppia fascia oraria, sia nel pomeriggio che di notte, nella zona a ridosso della pineta dannunziana e su via della Bonifica fino a San Silvestro. Considerato il giro di affari (ogni ragazza portava a casa ogni giorno 900 – 1000 euro) si intuiscono i motivi degli scontri con l’altra banda e l’efferatezza delle azioni portate avanti per il controllo del territorio. Trovato anche un borsello con 1.500 euro, ritenuti il provento della attivita’ illecita. Le indagini proseguono anche per capire come abbia fatto la banda a rintracciare la romena, che era gia’ lontana da Pescara, e per tentare di rintracciare l’altra romena. Uno degli arrestati, il presunto capo, deve scontare una pena di 5 anni e sei mesi per furti di rame e questo e’ uno degli elementi che fa ritenere che il gruppo, presente a Pescara almeno dal 2011, si occupasse anche di altro, e non solo di prostituzione. Dei cinque destinatari delle misura cautelare (tra cui una donna), uno e’ latitante.