PESCARA – Dopo appena un mese dall’insediamento del nuovo Consiglio d’Amministrazione arriva già la prima grana. La legge Madia è immediatamente applicabile e l’Aca, l’azienda consortile acquedottistica, dopo l’assemblea dei soci dell’8 ottobre scorso, è tornata ad essere amministrata da un consiglio di amministrazione e non più dall’amministratore unico.
Ma il dibattito è ancora aperto e i sindaci di centro destra, in primis Umberto Di Primio e Sandro Marinelli, che governano i comuni di Chieti e Pianella, e il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale a Pescara Marcello Antonelli oggi hanno chiesto le dimissioni del nuovo cda, alla luce della sentenza della Corte d’Appello ,del Tar e dei pareri di Ato, revisori dei Conti ,mentre si è in attesa di quello del Dipartimento della Funzione Pubblica.
Lo hanno ribadito in conferenza stampa. Di Primio, Marinelli e Antonelli hanno detto che “ l’arroganza della politica si trasforma in inefficienza che verrà pagata dai cittadini”. Nel ripercorrere le tappe che hanno portato al ritorno al cda all’Aca i tre esponenti del centro destra hanno spiegato che, secondo la legge Madia, dovrebbe essere un amministratore unico e non un consiglio di amministrazione a gestire l’Aca, quindi i ritardi e i problemi si ripercuoteranno sui 61 comuni del pescarese, chietino e teramano , soci dell’Aca, e in modo particolare su quello di Pescara dove il depuratore non funziona e il 31 dicembre prossimo scadrà l’attuale gestione e dal 2017 la situazione potrebbe precipitare.