L’AQUILA – Secondo il censimento del 2022 l’Abruzzo perde ancora residenti. Gli abruzzesi sono in calo rispetto al 2021 (-0,3%). Record di denatalità in tutte le province. Più morti, più anziani e sempre meno bambini: è la fotografia impietosa dell’Abruzzo scattata dal censimento 2022.
La provincia di Chieti è la più popolosa (29,3%), seguita da Pescara (24,6%). La diminuzione rispetto al 2021 è frutto dei valori negativi del saldo naturale e di quello migratorio interno, cui si contrappongono in modo insufficiente i valori positivi del saldo migratorio con l’estero e dell’aggiustamento statistico.
In Abruzzo, come nel resto del Paese, si è raggiunto un nuovo record di denatalità. I nati sono 8.023 (-267 rispetto al 2021).
Il tasso di mortalità è cresciuto dal 12,7 per mille del 2021 al 13,2 per mille del 2022, con un picco del 13,6 per mille registrato nella provincia dell’Aquila.
Le donne sono il 51,1% della popolazione residente e superano gli uomini di oltre 27mila unità, prevalentemente a causa della maggiore longevità. L’età media si è innalzata rispetto al 2021 da 47,0 47,2 anni. Pescara e Teramo sono le province più giovani (rispettivamente 46,7 e 46,9 anni), L’Aquila e Chieti quelle più anziane (47,7 e 47,5 anni).
Gli stranieri censiti sono 82.904 (+1.916 rispetto al 2021), il 6,5% della popolazione regionale. Provengono da 159 Paesi, prevalentemente da Romania (26,3%), Albania (13,0%) e Marocco (9,4%).
Meno di un decimo della popolazione (9,3%) vive nell’unico comune con oltre 100.000 abitanti, Pescara, e meno di un quarto in quelli con popolazione tra 20.001 e 50.000 abitanti (22,3%).
I comuni di montagna e della collina interna subiscono il maggior decremento di popolazione e presentano una struttura per età più vecchia.
I risultati del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni 2022 consentono di determinare la popolazione residente al 31 dicembre 2022. In Abruzzo si tratta di 1.272.627 di unità, il 2,2% della popolazione italiana.
Rispetto al 2021 i dati censuari evidenziano una flessione di 3.323 unità nella regione, percentualmente superiore (-0,3%) a quella media nazionale (-0,1%). Nessuna provincia registra un incremento della popolazione: L’Aquila perde 1.150 residenti, seguita da Chieti (-1.077), Teramo (-575) e Pescara (-521). In termini relativi, le diminuzioni maggiori si registrano nelle province di L’Aquila (-0,4%) e Chieti (-0,3%).
Oltre la metà della popolazione risiede nelle due province di Chieti (29,3%) e Pescara (24,6%). Segue la provincia di Teramo, che con circa 300mila residenti raccoglie il 23,5% dei residenti della regione. L’Aquila ospita il 22,6% dei residenti.
La significativa diminuzione della popolazione residente in Abruzzo nel 2022 è frutto della somma di due saldi negativi, quello naturale (-8.757 unità) e quello migratorio interno (–138), non compensata dai valori positivi del saldo migratorio con l’estero (+5.421) e dell’aggiustamento statistico (+151).
Tutte le province seguono l’andamento regionale, eccetto Pescara e Chieti con un saldo migratorio interno positivo. Chieti inoltre è la provincia con il più basso saldo naturale (-2.774), mentre L’Aquila ha il saldo migratorio estero più elevato (+1.485).
In Abruzzo, come nel resto del Paese, si registra il nuovo record minimo delle nascite, con una riduzione di quasi un quarto rispetto agli oltre 10mila nati di inizio millennio. Prosegue il trend negativo del tasso di natalità, passando dal 6,5 per mille del 2021 al 6,3 del 2022, al di sotto della media nazionale (6,7 per mille abitanti). A livello provinciale il maggior decremento (da 7,0 a 6,6 per mille nel 2022) si riscontra a Pescara, che presenta il valore minimo in regione; in controtendenza L’Aquila (da 6,0 a 6,1 per mille).
Rispetto all’anno precedente il numero dei morti cresce di 514 unità, in linea con il progressivo invecchiamento della popolazione. L’incremento del 3,2% è superiore al dato nazionale (+2,0%). Il più elevato numero di decessi si è registrato durante i mesi più rigidi, da gennaio a marzo e a dicembre, e nei mesi più caldi, in particolare a luglio. In questi cinque mesi si sono rilevati 7.615 decessi, il 45,4% del totale, dovuti soprattutto alle condizioni climatiche avverse che hanno penalizzato individui anziani e/o fragili dal punto di vista delle condizioni di salute.
In presenza di una popolazione mediamente meno giovane, la mortalità in Abruzzo è superiore alla media nazionale (12,1 morti ogni mille abitanti) e si attesta al 13,2 per mille nel 2022 (dal 12,7 dell’anno precedente): i valori provinciali variano da 12,7 per mille di Pescara al 13,6 per mille di L’Aquila; l’aumento più consistente si registra a Teramo, con 12,9 per mille rispetto al 12,1 del 2021.
Non si arresta la perdita di popolazione verso il resto del Paese. Infatti, il saldo migratorio interno (con gli altri comuni italiani) ha registrato un bilancio negativo di 138 persone, di cui oltre il doppio nella provincia di L’Aquila.
Il tasso migratorio interno passa da -0,2 del 2021 a -0,1 per mille nel 2022; la flessione osservata è più marcata nella provincia di Pescara (da +1,7 a +0,8 per mille) e con segno opposto nella provincia di Chieti (da -0,7 a +0,4 per mille).
Segnali positivi si rilevano invece, anche nel 2022, per i movimenti migratori internazionali. La differenza tra entrate e uscite con l’estero restituisce un saldo migratorio netto positivo in tutte le province, pari a 5.421 unità a livello regionale. L’Aquila e Chieti, con un saldo positivo di oltre 1.400 unità ciascuna, confermano la propria vocazione di aree più attrattive della regione. Il tasso migratorio con l’estero (4,3 per mille) si mantiene sotto la media nazionale (4,4): in crescita in tutte le province rispetto al 2021, oscilla tra il 3,8 per mille di Pescara e Chieti e il 5,1 per mille di L’Aquila.
La prevalenza della componente femminile nella struttura per genere si conferma anche nel 2022. Le donne superano gli uomini di oltre 27mila unità e rappresentano il 51,1% della popolazione residente. Il peso della componente femminile si evidenzia particolarmente nelle età più avanzate a seguito della maggiore longevità.
Nel 2022 la popolazione abruzzese presenta una struttura per età sensibilmente più anziana rispetto al totale del Paese. L’età media, in leggera crescita sul 2021 (47,0), è di 47,2 anni, contro i 46,4 anni della media nazionale. Aumentano l’indice di vecchiaia, che passa da 207,3 del 2021 a 212,8 del 2022, e lievemente l’indice di dipendenza degli anziani, che si attesta a 40,2 contro 39,7 del 2021. Cresce anche l’indice di struttura della popolazione attiva, che passa da 58,9 del 2021 a 59,1. A livello provinciale, Pescara e Teramo presentano la struttura demografica più giovane; all’opposto, il processo di invecchiamento è più evidente nelle province di Chieti e L’Aquila.
La popolazione straniera in Abruzzo, al 31 dicembre 2022, ammonta a 82.904 persone, l’1,6% degli stranieri residenti in Italia. Oltre la metà risiede nelle due province di L’Aquila (27,8%) e Teramo (27,1%). L’incidenza della popolazione straniera sulla popolazione residente è minore rispetto al dato nazionale (6,5% contro 8,7%); i valori sono compresi tra il 5,4% di Chieti e l’8,0% di L’Aquila.
Il bilancio demografico evidenzia una crescita complessiva della popolazione straniera residente in regione rispetto al 2021 di 1.916 unità, corrispondente ad un tasso di incremento positivo del 2,4%. Da segnalare il saldo migratorio con l’estero fortemente positivo (+5.825 unità) in grado di compensare più che proporzionalmente il seppur consistente flusso di acquisizioni di cittadinanza italiana (-3.877 unità). Questi due valori, unitamente alla positività del saldo naturale della popolazione straniera, sembrano mostrare una presenza straniera dotata di una progettualità migratoria relativamente stabile.
A livello provinciale il quadro non cambia. Tutte le province presentano tassi di crescita positivi della popolazione straniera residente rispetto all’anno precedente, con valori che oscillano tra lo 0,4% di L’Aquila e il 3,7% di Chieti.
Rispetto a quella italiana, la popolazione straniera presenta una distribuzione per età più giovane, evidenziata da bassi valori degli indici di dipendenza strutturale (28,7 contro 61,8 dei cittadini italiani) e di vecchiaia (45,0 contro 228,2 degli italiani). Le variazioni interprovinciali di questi indicatori, così come l’eterogenea incidenza della popolazione femminile rispetto a quella maschile, dipendono dalla diversa caratterizzazione del fenomeno migratorio, dal carattere individuale o familiare, dalla durata del percorso migratorio, dalle cittadinanze prevalenti, più o meno inclini all’acquisizione della cittadinanza italiana.
La maggior parte degli stranieri residenti in Abruzzo proviene dall’Europa (60,9%), il 19,6% dall’Africa, il 13,2% dall’Asia e il 6,3% dall’America. Minime le presenze dall’Oceania e di apolidi. I cittadini stranieri provengono da 159 Paesi del mondo, soprattutto da Romania (26,3%), Albania (13,0%) e Marocco (9,4%). I residenti stranieri di tali cittadinanze assieme a quella macedone presentano in Abruzzo una più alta concentrazione rispetto alle percentuali nazionali, mentre le quote sono inferiori per le cittadinanze cinese e bengalese.
Il 41,0% dei 305 comuni abruzzesi ha una popolazione compresa tra 1.001 e 5.000 abitanti, e vi risiede poco più del 20% degli abitanti. Meno di un decimo della popolazione (9,3%) vive nell’unico comune con oltre 100.000 abitanti (Pescara) e poco meno di un quarto (22,3%) in quelli con popolazione tra 20.001 e 50.000 abitanti. Pescara è l’unico comune a superare i 100mila residenti (118.829 unità) e ha più del doppio della popolazione rispetto alle città di Teramo (51.650 unità) e Chieti (48.614). Tra i comuni non capoluogo spiccano per numerosità della popolazione Montesilvano (PE, 53.573 abitanti), Avezzano (AQ, 40.806) e Vasto (CH, 40.766) .
Tra il 2021 e il 2022, per tutte le classi di ampiezza demografica eccetto quella tra i 10.001-20.000 e i 50.001-100.000, si osserva un decremento percentuale della popolazione, in ordine proporzionalmente inverso rispetto all’ampiezza demografica, con la sola eccezione dei 4 comuni più grandi.
Il comune più piccolo è Montelapiano, in provincia di Chieti, con 74 abitanti. Nella provincia di Chieti sono collocati i due comuni con le variazioni estreme: Rosello, con il maggior decremento di popolazione (-10,2%), Borrello, con l’incremento maggiore (+10,1%). Entrambi sono comuni con una popolazione inferiore ai 500 abitanti. Per Borrello l’aumento è tutto dovuto al saldo migratorio estero della popolazione straniera non compensato dalle acquisizioni di cittadinanza italiana negative.
Nei piccolissimi comuni il processo di invecchiamento è più accentuato, con un’età media di 51,7 anni e l’indice di vecchiaia pari a 385,6. Entrambi gli indicatori diminuiscono progressivamente, man mano che aumenta la classe di ampiezza demografica, ad eccezione delle ultime tre. Pertanto, l’insieme dei comuni con popolazione compresa tra 10.001 e 20.000 abitanti presenta la struttura per età più giovane: età media di 45,5 anni e indice di vecchiaia di 170,7. I valori estremi dell’età media si osservano in provincia di Chieti a Santa Maria Imbaro (42,7 anni) e a San Giovanni Lipioni (64,2 anni).
I dati della dinamica naturale evidenziano la vivacità demografica tipica di una popolazione più giovane per i comuni tra i 10 e i 20mila abitanti, presentando il più elevato tasso di natalità (7,0 per mille) e il più basso tasso di mortalità (11,3 per mille), ma valori relativi alle migrazioni più alti della media regionale.
Nei piccolissimi comuni si registra anche il tasso di natalità più basso, 5,3 nati per mille abitanti, e il tasso di mortalità più elevato, 19,4 per mille; il tasso di natalità aumenta al crescere dell’ampiezza demografica dei comuni fino ai 20mila abitanti, per poi assestarsi più o meno intorno alla media regionale (6,3 per mille). Andamento analogo, ma contrario, per il tasso di mortalità, che diminuisce all’aumentare della dimensione demografica.
Le migrazioni caratterizzano soprattutto la penultima classe di ampiezza demografica, relativa ai grandi comuni. Si osserva una maggior presenza straniera, rilevata sia come incidenza (7,7%) sia, in parte, come tasso migratorio estero (5,8 per mille). In questi 3 comuni vive infatti meno di uno straniero su sei residenti nella regione. Inoltre, il tasso migratorio interno (1,8 per mille) presenta valori più ampi rispetto alla media regionale (-0,1 per mille).
La presenza straniera ha un’incidenza inferiore alla media nei piccoli comuni, ma i valori più bassi sono registrati nei comuni tra i 20.001-50.000 abitanti e nei grandi comuni oltre i 100.000 abitanti (5,7% in entrambe le classi). Rispetto al 2021, Civita D’Antino (AQ) ha il maggior incremento di stranieri (126,7%), mentre Acciano (AQ) ha il decremento più alto (-34,6%).
Dall’analisi delle caratteristiche fisiche dei comuni emerge un’elevata presenza di comuni di montagna (54,4%) nei quali vive più di un quarto della popolazione (27,2%), mentre in quelli di collina (45,6%) vive il 72,8%.
Tutte le aggregazioni per zone altimetriche subiscono un calo demografico, soprattutto quella relativa alla collina interna (-0,7%). La classificazione altimetrica incrociata con la litoraneità evidenzia una maggiore diminuzione nei comuni interni. Se la popolazione dei comuni di collina interna registra i cali più marcati, (-0,7%), la variazione è altrettanto forte nei comuni della montagna interna (-0,5%), mentre è nulla (0,0%) in quelli della collina litoranea.
I comuni della collina litoranea presentano un tasso di natalità (6,5 per mille) superiore a quello regionale e un tasso di mortalità (12,4 per mille) inferiore. Questi valori sono in linea con gli indicatori strutturali della popolazione, che fanno registrare l’età media (46,6) e l’indice di vecchiaia (196,9) più bassi. Le migrazioni interne presentano valori alti (+1,6 per mille), quelle estere valori più bassi (+3,8 per mille).
I comuni della montagna interna presentano una struttura demografica e una dinamica naturale opposta a quelli della collina litoranea, con una maggior perdita di popolazione dovuta alle migrazioni interne (-1,8 per mille) e un maggior tasso migratorio estero (5,2 per mille).
Lo spopolamento progressivo dei territori interni collinari e montuosi è confermato anche dai dati della struttura per età, che evidenziano un maggior invecchiamento, con età media e indice di vecchiaia più elevati, e della dinamica naturale, con tassi di natalità più bassi e tassi di mortalità più elevati. Le migrazioni verso altri comuni mostrano valori negativi.