MONTEODORISIO – Antonio Lizzi, il pensionato ucciso ieri nella sua abitazione, sarebbe morto per asfissia meccanica violenta. Lo ha stabilito l’autopsia. “Dall’esame si è evidenziata una condizione di asfissia meccanica violenta secondaria ad una compressione toracica violenta. Ora ci riserviamo l’esame dei liquidi per eventuali esami tossicologici, ma la prima ipotesi, quella della compressione toracica, è stata confermata sul tavolo settorio”. Lo ha detto all’Ansa l’anatomopatologo Pietro Falco dopo l’esame durato poco più di due ore, e svoltosi questa mattina all’Istituto,di Medicina Legale dell’ospedale di Chieti, sul corpo di Antonio Lizzi.
“Non possiamo ancora dire a quando risale la morte, rispetto al ritrovamento del corpo perché dobbiamo integrare i dati emersi nel corso del sopralluogo con quelli che abbiamo avuto dall’esame necroscopico esterno ed interno, e quindi al momento sarebbe prematuro dare una risposta”.
Sull’eventuale presenza di tracce e Dna non del pensionato ucciso, il professor Pietro Falco ha aggiunto: “I prelievi sono stati ovviamente fatti e ora bisogna vedere a chi appartengono. Potrebbe darsi che non ci sia nulla o che verrà fuori un Dna che non appartiene alla vittima ma questo non lo possiamo dire in questo momento. Posso dire che sul corpo non sono stati rilevati segni di colluttazione, se escludiamo il fatto che la vittima aveva queste plurifratture sul torace che lasciano presumere che l’aggressore gli ha compresso il torace al punto da fratturargli numerose costole e determinando una asfissia meccanica violenta”.