ROMA – Il presidente della Banca centrale Draghi annuncia il «quantitative easing», e la portata è ancora superiore di quanto atteso, che partono a razzo per poi ripiegare. Francoforte, ha detto il numero uno dell’Eurotower, varerà un «vasto piano» di acquisti di titoli pubblici e privati da 60 miliardi di euro al mese che durerà fino alla fine di settembre 2016 e fin quando «ci sarà una sostenuta correzione dell’inflazione, con l’obiettivo di un livello dei prezzi vicino ma sotto al 2% nel medio termine».
I rischi dei titoli comprati dalla Bce saranno condivisi solo nel caso di quelli europei, con una quota del 20% sul totale, ha spiegato Draghi: la banca, nell’acquisto, si è posta un doppio limite pari al 33% per il debito di ciascun emittente e al 25% per ciascuna emissione. «Sono rimasto molto sorpreso che il tema della condivisione dei rischi sia diventato il più importante» ha spiegato, ma visto che «si tratta di un programma molto grande abbiamo tenuto conto delle preoccupazioni» di alcuni Paesi decidendo di non condividere i rischi su tutti i titoli che la Bce comprerà. I titoli, con scadenze dai 2 ai 13 anni, dovranno avere una valutazione «investment grade» e riguarderanno bond sovrani e privati negoziati sul mercato secondario. La muova misura di allentamento monetario va ad aggiungersi agli acquisti di covered bond e Asset backed securities (Abs) già avviati dall’Eurotower.
Il consiglio della Bce è stato «unanime» sul fatto che il Qe sia un vero strumento di politica monetaria mentre sulla necessità di lanciarlo «adesso» è stato deciso «a larga maggioranza», ha spiegato Draghi, convinto che «i rischi per le prospettive economiche dell’eurozona restano orientati al ribasso, ma dovrebbero diminuire grazie alle misure di politica monetaria annunciate oggi e alla continua caduta del prezzo del petrolio». Misure che «contribuiscono a sostenere l’attività economica», ma «è cruciale che le riforme strutturali siano attuate rapidamente, in modo credibile ed efficace: questo non solo aumenterà il futuro una crescita sostenibile» della zona euro, «servirà anche ad aumentare gli investimenti».
I listini europei hanno chiuso in rialzo. Francoforte, Parigi e Madrid hanno registrato un progresso di circa un punto e mezzo, Londra di un punto percentuale. Milano è stato il listino migliore in Europa con il Ftse Mib a +2,44% e il Ftse All Share a +2,35%. Ancora acquisti sul settore bancario e in particolare su Bper +4,73%, Unicredit +3,7% e Mps 3,3%. Bene anche il risparmio gestito: Mediolanum (+4,4%) e Azimut (+3,54%). Fra gli energetici svetta Saipem (+4,37%) che ha riguadagnato quota 8 euro grazie ad alcune ricoperture. Spread tra Btp e Bund sostanzialmente invariato a quota 112 punti.
«L’elemento che sta lasciando qualche dubbio, e che ha un po’ contenuto la reazione dei mercati, è la gestione del rischio lasciata molto alle banche nazionali. È vero che lo stesso Draghi ha voluto precisare come non sia questo un fattore decisivo da guardare ma come ciò che conti sia l’intervento di stimolo all’economia, ma qualche perplessità su questo punto rimane», ragiona Filippo Diodovich, market strategist di Ig Markets. Secondo Diodovich, i mercati dell’Eurozona, che già «prezzavano» un intervento importante, potrebbero aspettare qualche giorno prima di posizionarsi nel nuovo scenario visto che è imminente l’appuntamento elettorale in Grecia che potrebbe alimentare tensioni. I possibili effetti sul mercato azionario e obbligazionario? «Sicuramente positivo nel breve ma per fare previsioni a medio termine bisogna esaminare il QE approfonditamente – dice Antonio Cesarano, responsabile market strategy di Mps Capital Services -. Certo l’effetto immediato è che i bond stanno volano e la curva si sta appiattendo, in particolare sul lungo termine».