
ROMA – Appena chiuso il capitolo della squadra di governo, e non ancora sopiti i malumori all’interno dei singoli partiti della maggioranza, la partita politica si è già spostata sulla Convenzione per le riforme che, nei desiderata espressi dal premier Enrico Letta, ha un orizzonte minimo di 18 mesi prima di essere sottoposta a tagliando.
In tutto si tratta 75 componenti e un presidente. Ed è su questo punto che, ancora prima che l’assemblea veda la luce, stanno sorgendo i primi problemi. Perché tra Pd e Pdl è già forte l’attrito su chi e come debba farne parte e, soprattutto, su chi la debba guidare. Nei giorni scorsi era stato lo stesso Silvio Berlusconi ad “autocandidarsi” pubblicamente a tale ruolo. Il Cavaliere in questi giorni avrebbe più volte confidato ai suoi interlocutori il desiderio di legare il proprio nome a quello della riforma della Costituzione. Ma gli altolà dai colleghi di maggioranza del Pd si moltiplicano e oggi trovano in Matteo Renzi uno dei più convinti sostenitori.
Il sindaco di Firenze, infatti, si sarebbe sfogato in questi termini: «Non è che possiamo arrivare a trasformarlo in un padre costituente». Anche il neo vice ministro all’Economia, Stefano Fassina, si sbilancia definendo il Cavaliere non adatto a guidare la Convenzione. Pesa anche la posizione del “saggio” Luciano Violante che non soltanto invita a evitare di dare la guida dell’assemblea a un esponente del Pdl, visto che il partito ha già il ministro delle Riforme con Quagliariello, ma propone espressamente di lasciare fuori i parlamentari. Parole a cui reagiscono gli esponenti di via dell’Umiltà. Fabrizio Cicchitto lo dice esplicitamente: «No a preclusioni», la presidenza della Convenzione dovrebbe andare a un esponente di spicco del centrodestra «anche perché tutte le cariche di rilievo politico istituzionale sono state ricoperte da esponenti della sinistra».
A definire «inappropriate» le dichiarazioni contro l’ipotesi di una presidenza Berlusconi è anche la deputata del Pdl, Barbara Saltamartini. «Continuare ogni giorno a porre veti su qualsiasi questione – dice – non contribuisce al clima di dialogo che quantomeno dovrebbe esserci a poche ore dalla costituzione di un governo di larghe intese che si appresta a avviare un percorso difficilissimo».