ROMA – Appena iniziata la Giunta per il Regolamento del Senato che doveva decidere sul voto segreto o palese in Senato per la decadenza di Silvio Berlusconi è subito arrivata la richiesta sospensione da parte del relatore e senatore Domenico Bruno (Pdl), che ha eccepito la novità rappresentata dalle motivazioni della sentenza sui diritti tv da parte della Corte d’appello di Milano. «La corte d’Appello di Milano ha appena detto che l’incandidabilità è una sanzione amministrativa, e pertanto non è retroattiva. Quindi da ragione a noi e non c’è motivo di andare avanti», ha spiegato Francesco Nitto Palma uscendo dalla riunione.
L’Aula del Senato ha respinto, per alzata di mano, la proposta di M5s di votare la decadenza il 5 novembre. Hanno votano contro la maggioranza e la Lega Nord, a favore M5s e Sel. Rimane quindi il calendario deciso dalla conferenza dei capigruppo che non accenna a data decadenza. Il leader M5S ha resistito per 32 minuti, nella sua “prima” da spettatore dei lavori di un’aula parlamentare. Ha assistito dalla tribuna del pubblico alla discussione e dopo la bocciatura della proposta del suo gruppo ha lasciato la tribuna ed è tornato negli uffici cinque stelle.
«Il voto sulla mia decadenza sarebbe una macchia sulla democrazia italiana destinata a restare nei libri di storia: il leader di centrodestra escluso così, con una sentenza politica che è il contrario della realtà, perché non si riesce a batterlo nelle urne», afferma Silvio Berlusconi in un’intervista a Vespa contenuta nel suo prossimi libro. «Segnalo che il Governo, se volesse, avrebbe un’autostrada per risolvere il problema: è tuttora aperta la «legge delega» sulla giustizia, e basterebbe approvare una norma interpretativa di una riga, che chiarisca la irretroattività, la non applicabilità al passato della Legge Severino. Letta dica si o no».
Prima della riunione in Giunta era nato il caso Zeller, attardatosi per la cancellazione del volo. In tutto i componenti della Giunta sono 14, compreso il presidente. Togliendo il voto di Grasso si arriva a 12. In questo caso quelli sicuramente a favore del voto segreto potrebbero arrivare a 5 (3 Pdl, 1 della Lega e 1 di Gal). Mentre i fautori della trasparenza sarebbero sicuramente 6 (3 Pd, 2 M5S, 1 Sel). Linda Lanzillotta (SC) sarebbe a questo punto più che mai decisiva. Se propenderà per il voto palese saranno 5 a 7 e la proposta prevarrà. Ma se si troveranno 6 a 6, tutto dipenderà da cosa Grasso metterà ai voti visto che la parità assoluta significa rifiuto (reiezione) della proposta. Se si chiederà di votare per il voto segreto e si dovesse arrivare al 6 a 6, questo sarebbe respinto e passerebbe la tesi dello scrutinio palese. A meno che Grasso non decida di votare. Precedenti di presidenti che votano in Giunta per il Regolamento non ce ne sono. Ci fu solo il caso di Fausto Bertinotti alla Camera, che fu determinante nell’Ufficio di presidenza. E l’Ufficio di presidenza è un organismo per molti versi paragonabile alla Giunta per il Regolamento.