TERAMO – Demetrio Di Silvestre non è stato ucciso nel luogo dove sono stati trovati i suoi resti sul monte Ascensione nelle Marche. Sembra la prima fondamentale certezza emersa dai rilievi svolti in questi giorni: il 56enne sarebbe stato assassinato altrove (ci sarebbero tracce di trascinamento di un corpo intero), e poi trasportato in quella zona montana dove è stato fatto a pezzi e dato alle fiamme.
Una operazione macabra e allo stesso tempo impegnativa, che avrebbe coinvolto più di una persona. Non un delitto d’impeto, quindi, ma una preordinata esecuzione. Anche se qualche traccia potrebbe tradire il piano degli assassini. Ad esempio si esamina il video di sorveglianza del centro commerciale dove è rimasta l’auto della vittima, in cui appare un estraneo, così come un’altra ripresa, che avrebbe immortalato un uomo con la tanica di benzina.
Si attende l’esito dei rilievi autoptici sui resti, mentre proseguono i sopralluoghi, per cercare altre tracce attorno alla radura del rinvenimento. Sono i pochi particolari che al momento emergono nelle pieghe delle indagini, che orientate soprattutto a focalizzare il movente dell’omicidio di un piccolo imprenditore apparentemente senza segreti.