
Azzeccagarbugli, parolai, ciarlatani o al peggio mendicanti scheletrici, come ombre senza volto, profanano di attimo in attimo la nobiltà culturale di questo nostro sventurato paese, ostentando arrogante vacuità, e prepotente modernismo camuffato da eleganza portano a trasformazioni mercantili la cultura del nostro tempo metropolitano. E in questo mare magnum di mota devastante, solo chi davvero ama la propria terra riesce a edificare la diversità. E tra i nomi, come un salotto di un tempo di rinascita, spiccano i nomi di Monica Ferri e Massimo Pamio.
Da tempo immemore Monica e Massimo, artisti della parola, cesellatori di armonie geniali, si presentano al pubblico con due libri che raccontano due tra i nomi, alla cui pronuncia, chi davvero è innamorato della propria terra ha un brivido fatto al contempo di gioia e malinconia per un tempo che seppur breve recò infinita cultura alla terra d’Abruzzo. Il Vate, il dio-demone dell’immagine e del verso, il sovrano del ritmo: Gabriele D’Annunzio, genio senza tempo della parola, e il suo omologo conterraneo, poeta del colore, vessillifero cromatico. Francesco Paolo Michetti.
Sabato, dunque, nell’ambito dei Salotti Teatini, presso il Museo Costantino Barbella, rivivranno con le voci e la scrittura di Monica Ferri e Massimo Pamio, intellettuali e artisti teatini di valenza riconosciuta a latitudini non comuni. Chi era Gabriele D’Annunzio, Chi era Francesco Paolo Michetti, due libri che a quattro mani hanno scritto e che offrono al pubblico di Chieti notoriamente ascoltatore colto (Edizioni Nuovo Mondo).
Il pomeriggio rientra nei Salotti Culturali Teatini, eventi di cui Monica Ferri, con Antonella Caggiano e Luca Dragani sono ideatori e animatori. Presso il Museo Costantino Barbella di Chieti, ore 17.30, sabato 13 aprile Le voci saranno accompagnate, durante la lettura, da musiche di F.P. Tosti, altra immensità abruzzese, e la voce di sublime lirismo di Chiara Tarquini
Francesco Di Rocco