PESCARA – Assoluzione confermata dopo la sentenza emessa in primo grado dal Tribunale di Pescara l’11 febbraio 2013 dell’ex sindaco del capoluogo adriatico, Luciano D’Alfonso, oggi presidente della Regione Abruzzo, e di tutti gli altri 17 imputati nell’ambito dell’inchiesta denominata “Housework” su presunte tangenti negli appalti pubblici al Comune di Pescara, che il 15 dicembre 2008 porto’ all’arresto dello stesso D’Alfonso, del suo ex braccio destro Guido Dezio e dell’imprenditore Massimo De Cesaris. Lo ha deciso la Corte dell’Appello dell’Aquila, presieduta dal giudice Luigi Catelli (giudici a latere Aldo Manfredi e Armanda Servino).
La Corte ha assolto tutti gli imputati con il secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale da tutti i reati contestati, riqualificando tra l’altro il reato contestato al capo B cioe’ tentata concussione in quello di induzione indebita a dare o promettere utilita’. Reato per il quale vi e’ stata comunque l’assoluzione.
La sentenza emessa oggi dalla Corte d’Appello riguarda D’Alfonso, coinvolto in qualita’ di ex sindaco di Pescara, e gli imprenditori Carlo e Alfonso Toto, Guido Dezio, Massimo De Cesaris, Angelo De Cesaris, Pierpaolo Pescara, Fabrizio Paolini, Rosario Cardinale, Giacomo Costantini, Nicola Di Mascio, Pietro Colanzi, Alberto La Rocca, Giampiero Leombroni, Marco Mariani, Francesco Ferragina, Antonio Dandolo, Vincenzo Cirone.
Il procuratore generale, Ettore Picardi, aveva chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati relativamente alla maggior parte dei capi di imputazione oggetto del ricorso, la prescrizione per sei capi di imputazione e solo per Dezio una condanna di 2 anni e 6 mesi relativamente pero’ al reato contestato al capo B, cioe’ tentata concussione. In primo grado il processo si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati accusati, a vario titolo, di reati che andavano dall’associazione per delinquere alla corruzione, alla concussione, alla tentata concussione, all’abuso, al peculato alla truffa, al falso, all’appropriazione indebita.
Dunque, dopo il Tribunale di Pescara, anche la Corte d’Appello dell’Aquila ha riconosciuto oggi l’innocenza del presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso per fatti legati all’inchiesta denominata “Housework” su un giro di presunte tangenti quando il governatore era sindaco del capoluogo adriatico. “Ringrazio la magistratura per aver sottoposto a scrupolosa validazione e approvato il mio operato da sindaco di Pescara. Resta il rammarico – commenta D’Alfonso in una nota – per l’interruzione di un percorso amministrativo riconosciuto a tutti i livelli e che stava dando frutti preziosi per la citta”.
“Guardavamo tutti con fiducia all’esito del giudizio di appello del cosiddetto processo Housework. L’odierna assoluzione conferma quanto gia’ chiaramente emerso in sede di giudizio di primo grado, con indicazione della piena legittimita’ dell’operato di Luciano D’Alfonso sindaco”. Il commento e’ del sindaco del capoluogo asdriatico, Marco Alessandrini. “Riparte dunque piu’ che mai – prosegue – l’esperienza politica del centrosinistra che ora, fugato ogni dubbio sulla legittimita’ del proprio operato, potra’ riprendere un cammino che era stato proficuo, concentrarsi ancor di piu’ sulle molteplici questioni che riguardano il territorio e la vita delle persone”.