TERAMO — Sarà il giorno più lungo per Salvatore Parolisi. Oggi il tribunale di Teramo dovrà emettere la prima sentenza sull’omicidio di Melania Rea che vede unico imputato l’ex caporalmaggiore, marito della vittima. A un anno e mezzo dal delitto avvenuto il 18 aprile del 2011, oggi si deciderà se a uccidere Melania sia stato Parolisi. La sentenza del processo di primo grado con il rito abbreviato, del gup Marina Tommolini, dovrebbe arrivare entro le 20.
Il campanello che annuncia l’inizio dell’udienza, a porte chiuse per via del rito abbreviato, è suonato intorno alle 9,30. Sono entrati gli avvocati di Salvato Parolisi, Nicodemo Gentile e Walter Biscotti, l’avvocato di parte civile Mauro Gionni e i familiari di Melania Rea, fratello, padre e zio. I legali del caporalmaggiore, arrivato alle 9 con un cellulare della Polizia Penitenziaria, esporranno le rispettive conclusioni chiedendo l’assoluzione piena di Parolisi. Dopo le eventuali contro repliche dei pm e dell’avvocato di parte civile, il gup si chiuderà in camera di consiglio.
Il pubblico ministero, nella sua arringa ha chiesto l’ergastolo, definendo il caporalmaggiore colpevole senza attenuanti. Parolisi rischia anche di perdere la figlia. Secondo l’accusa, l’ex caporalmaggiore dell’esercito non merita attenuanti. Avrebbe ucciso la moglie Melania Rea con 35 coltellate nella pineta di Ripe di Civitella, sulle colline al confine fra Marche e Abruzzo. Pur non essendoci una prova schiacciante, sono tre le aggravanti che pesano sull’imputato. La crudeltà, il vilipendio di cadavere per depistare le indagini e la “minorata difesa”, cioè la condizione di debolezza nella quale era venuta a trovarsi Melania che non ha potuto opporre resistenze al suo carnefice.