L’AQUILA – La regione Abruzzo sta rivedendo l’esattezza dei conti. Il disavanzo, accertato al 31 dicembre 2013, è di 538 milioni di euro. Lo rende noto l’assessore regionale al bilancio Silvio Paolucci che parla di disavanzo “che perviene dal passato”.
“Desidero precisare che al momento dell’insediamento l’attuale Governo Regionale ha dapprima dovuto approvare, apportando correzioni, il Rendiconto 2012 e poi concludere il riaccertamento dei Residui per avere cognizione del disavanzo – spiega Paolucci -. Il riaccertamento dei residui 2013 per la sua solidità di lavoro é il primo ‘vero’ riaccertamento e ha presentato un’attività piuttosto complessa mai svolta in precedenza – continua Paolucci -. Entro Agosto la Giunta approverà il rendiconto del 2013 per poi procedere al riaccertamento residui 2014 e cercare di riallineare rapidamente i documenti contabili”. I ritardi nell’approvazione di alcuni rendiconti sono stati alla base del duro richiamo della Corte dei Conti alla regione.
“L’Ente è alle prese con i conteggi e le verifiche che saranno effettuati entro settembre – spiega ancora l’assessore – il quale assicura che, comunque, non ci saranno aumenti delle tasse e che sarà il Governo ad intervenire con un provvedimento legislativo qualora ci fossero delle criticità”.
Le verifiche sono state avviate dopo che la Consulta, attivata dalla Corte dei Conti, a fine luglio ha dichiarato incostituzionale il bilancio di assestamento 2013 del Piemonte. Si parla di un buco di oltre 20 miliardi di euro e di conseguenze disastrose per i bilanci delle regioni italiane, ad eccezione della Lombardia,con gravi rischi anche i conti pubblici dello Stato.
La delicatissima questione è gestita direttamente dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e dal ragioniere dello Stato Daniele Franco che devono sbrogliare una matassa piena di grovigli visto che quasi tutte le regioni hanno usato i fondi del piano straordinario per il rimborso dei debiti arretrati della pubblica amministrazione ( 26 miliardi prestati dallo Stato tra il 2013 e il 2014 e vincolati al ripiano dei debiti) anche per finanziare nuova spesa corrente, in barba alle regole contabili.
La spending review imposta a Comuni Province e Regioni fa crescere malumori e proteste e gli enti annunciano che non accetteranno nuovi tagli dopo quelli operati dal Governo a partire dal 2008 che ammontano a 80 miliardi di euro. Il tutto alla vigilia della legge di Stabilità e della nuova manovra da 25 miliardi di euro. Il primo problema da risolvere è quello del buco nei bilanci delle Regioni che in molti casi non solo hanno distratto i fondi vincolati ai rimborsi, ma li hanno usati anche per gonfiare la capacità di spesa, facendoli figurare come fossero mutui. Ora rischiano di trovarsi una voragine nei bilanci che va da un minimo di 9 a un massimo di oltre 20 miliardi di euro.