ROMA – Saranno centomila le assunzioni programmate nel triennio 2015-2018. Serviranno per coprire “spezzoni” di cattedre, organici funzionali, turn-over, supplenze annuali e sostegno. Il 50% dei posti sarà assegnato “pescando” dalle graduatorie a esaurimento, dove stazionano – in attesa del ruolo – circa 154mila precari “storici”. Il restante 50%, cioè gli altri 50mila posti, arriveranno con un nuovo concorso che, presumibilmente, verrà bandito nel 2015.
Continuano a riempirsi di proposte, giorno dopo giorno, le linee guida sulla scuola che il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, presenteranno venerdì a palazzo Chigi. Un “pacchetto” articolato in tre punti, che oltre ai capitoli sulle competenze e l’autonomia degli istituti (si vedano le anticipazioni sul Sole di ieri), abbozza anche alcuni interventi sul fronte del personale. In particolare, sui docenti.
L’idea di un nuovo di piano triennale (2015-2018) per 100mila assunzioni, secondo i primi calcoli del Miur, avrebbe un costo di circa 570 milioni. Qui bisognerà capire cosa ne pensa Matteo Renzi, e poi iniziare l’interlocuzione con il ministero dell’Economia per trovare le necessarie coperture. L’operazione è certamente ambiziosa (porterebbe a ridurre del 30% in tre anni le graduatorie a esaurimento dei precari) e sosterrebbe l’avvio del “nuovo organico dell’autonomia”, messo nero su bianco da Francesco Profumo nel 2011, ma finora mai concretamente attuato (è sempre stato stoppato dal Mef perchè ritenuto troppo oneroso). Dotare le reti di scuole di un surplus di docenti servirebbe, in parte, anche a ridurre drasticamente le supplenze brevi che hanno un costo di circa 800 milioni e non aiutano a migliorare la didattica, come ha riconosciuto lunedì a Rimini lo stesso ministro Giannini.
Ci sarebbe così spazio pure per un nuovo “concorsone” (per 50mila nuove assunzioni nel triennio 2015-2018, appunto). Secondo i piani del Miur potrebbe essere bandito già l’anno prossimo, le prove potrebbero svolgersi nell’autunno, e i vincitori entrare in servizio a partire dall’anno scolastico 2016-2017. Qui ci sarebbe poi un’altra novità. Chi supererà l’esame verrebbe assunto in prova per un anno, superato il quale si firmerebbe il contratto definitivo. Tutta l’operazione (se sarà avallata da Renzi e Mef) dovrebbe, per ora, avvenire però a classi di concorso invariate. Inoltre, andrebbero chiariti i compiti dell’organico funzionale da assegnare alle reti di scuole per tararlo in funzione dell’effettiva necessità, cioè guardando alle reali esigenze degli studenti (e non solo pensato per stabilizzare precari).
Nel capitolo “docenti” il Miur punta ad affrontare anche il nodo “abilitazione”. Si afferma un principio generale che in cattedra, cioè, ci si debba sedere solo se “abilitati”. Per questo si ipotizza di introdurre una nuova procedura di abilitazione all’insegnamento (oggi è frazionata tra Tfa e Pas, avendo chiuso le Siss con la legge Finanziaria del 2007). Per ora i dettagli della nuova procedura sono ancora in discussione. Si penserebbe a lauree magistrali, con crediti formativi caratterizzanti, necessari per poi accedere a tirocini (anche a scuola). Un’altra ipotesi allo studio è invece una laurea di tre anni più un biennio specialistico improntato alla didattica, e poi sempre un tirocinio (anche in questo caso negli istituti). Chiaro il punto fermo di fare “esperienze pratiche” in classe.
Nel “pacchetto” Miur si ipotizza pure un nuovo stato giuridico dei docenti, con incentivi economici basati su flessibilità, formazione e valutazione (tutti aspetti da collegare al rinnovo del contratto collettivo nazionale). Le direttrici dovranno essere formazione obbligatoria dei professori in servizio e premi legati al merito. Non è ancora chiaro che fine faranno gli scatti d’anzianità in base ai quali, oggi, gli insegnanti ricevono incrementi di salario in forma generalizzata solo in funzione del tempo trascorso in servizio (senza quindi nessuna valutazione e forme di premialità). Un unicum in tutto il pubblico impiego.
Un piano che ha incassato finora reazioni contrastanti. Positiva è «la volontà di procedere a nuove assunzioni, ma bisogna capire se ci saranno le risorse», ha detto Massimo Di Menna (Uil Scuola). «Siamo pronti al confronto. Ma non subiremo passivamente le decisioni del Governo», ha aggiunto Domenico Pantaleo (Flc-Cgil), che assieme a Francesco Scrima (Cisl Scuola) ha incalzato l’esecutivo a concentrarsi su «rinnovo del contratto, e reperire risorse certe per la scuola nella legge di Stabilità».