L’AQUILA – E’ ricominciata oggi con una giornata infinita il processo alla commissione Grandi rischi, uno dei più importanti filoni della maxi inchiesta sui crolli del terremoto della Procura della Repubblica dell’Aquila, avviata dallo scomparso procuratore Alfredo Rossini. Il sostituto procuratore Fabio Picuti è stato il primo a parlare. Ha usato toni decisi, forti ed affermazioni chiare sul fatto che gli aquilani dovevano aspettarsi il terremoto prima o poi.
“Dalle cartine sulla pericolosità sismica al momento della riunione della Commissione Grandi Rischi – ha detto – si diceva che l’Aquila aveva il 15 per cento di possibilità di scuotimento di un terremoto pari o superiore al 5.5 della scale Richter, in un arco temporale di 10 anni. Quindi perché non e’ stato detto? Boschi e Selvaggi in un articolo pubblicato a settembre 2009, ovvero a cinque mesi di distanza dal devastante sisma, hanno dichiarato che il terremoto si sapeva che si sarebbe abbattuto perche’ dal 2005 sull’area era presente una crisi. E’ un dato che ci proviene dal massimo rappresentante dell’Ingv Secondo Picuti, i sette componenti la Cgr avrebbero dovuto “adoperarsi” in tal senso. “Addirittura – ha aggiunto – anche il Cnr era arrivato alla stessa valutazione, studio che e’ stato trasmesso all’Ingv che ne ha fatto lettera morta”.
Il sostituto procuratore si è poi soffermato sulla questione stampa, secondo il quale non soltanto “non c’entra niente, ma è stata solo la cassa di risonanza fedele delle istanze degli imputati e dei contenuti della riunione”. Parlando della discussa intervista prima della riunione da parte dell’imputato Bernardo De Bernardinis divenuta famosa per la risposta tranquillizzante tanto da ‘poter bere un bicchiere di vino’, la stessa – ha affermato il pm – ‘ è circostanza irrilevante ai fini del giudizio di responsabilità verso gli imputati”.
Picuti è poi intervenuto sulle previsioni dell’imputato Boschi che nel 1995 aveva previsto con probabilità 1, “quindi con certezza”, una scossa 5.9 nel ventennio successivo in questa zona. “Informazione non fornita nella riunione, non al pubblico ma agli altri componenti Cgr. Informazione incompleta, carente e ingannatoria e’ stata percio’ definire improbabile forti terremoti e non fare menzione di questo studio”.
In aula erano presenti cinque dei sette imputati: Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis (l’unico che fino a oggi e’ stato sempre presente in aula), gia’ vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Universita’ di Genova e Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti. Assenti Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e.
Domani sarà la volta del sostituto procuratore Roberta D’Avolio per altre quattro ore. La sentenza è prevista entro il 23 ottobre.