
ROMA – Due nuovi arresti e un indagato, stamattina nell’inchiesta Mafia capitale, confermano il coinvolgimento delle cosche calabresi per gli appalti sui centri immigrati e la raccolta rifiuti. Da una parte le cooperative della Cupola romana avevano protezione in Calabria, dall’altra il clan Mancuso, tramite Campenní, ottenevano appalti a Roma.
I carabinieri del Ros, agli ordini del generale Parente e del colonnello Russo, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero per associazione di tipo mafioso. Secondo gli inquirenti facevano parte del sodalizio criminoso del «mondo di mezzo».
Indagato l’imprenditore Giovanni Campennì, che avrebbe assicurato, con i due arrestati il collegamento tra alcune cooperative gestite da Salvatore Buzzi, sotto il controllo di Massimo Carminati, e la cosca Mancuso di Limbadi, consorteria di matrice ‘ndranghetista egemone nel vibonese.
Gli interventi sono stati eseguiti nelle province di Roma, Latina e Vibo Valentia. Dalle indagini della Procura capitolina guidata da Giuseppe Pignatone sono emersi gli interessi comuni dei due sodalizi mafiosi ed in particolare come, dal luglio 2014, Buzzi, con l’assenso dell’ex terrorista Nar, avesse affidato la gestione dell’appalto per la pulizia del mercato Esquilino di Roma a Campenní, imprenditore di riferimento della cosca, mediante la creazione di una Onlus denominata Cooperativa Santo Stefano.
È inoltre stata documentata una collaborazione risalente al 2009: Rotolo e Ruggiero si recarono in Calabria, su richiesta di Buzzi, per accreditarsi con la cosca Mancuso, tramite esponenti del clan Piromalli, circa l’esigenza di ricollocare gli immigrati in esubero presso il Campo di Crotone.