CHIETI – Parte un nuovo ricorso al Tar del WWF Chieti-Pescara contro la realizzazione del centro commerciale Megalò 2 a Chieti. L’associazione ambientalista, sostenuta da Confcommercio e Confesercenti, ha presentato un proprio intervento “ad opponendum” rispetto al ricorso proposto da ‘Sile Costruzioni S.r.l. a socio unico’ di Barzana (BG), la ditta ora subentrata nel progetto di ulteriore cementificazione a ridosso del fiume Pescara noto come “Megalò 2”.
La responsabile del Wwf di Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco spiega che”Nel ricorso, curato come sempre dall’avvocato Francesco Paolo Febbo, si ribadisce la validità delle motivazioni con le quali il Comitato VIA della Regione Abruzzo nel giudizio n. 2775 del 23.03.2017 ha rigettato l’istanza di proroga del precedente giudizio 1925/2012 e ha dichiarato improcedibile la richiesta di modifica sostanziale del progetto limitatamente alle opere edili. Il WWF chiede in pratica che il TAR riconosca la validità delle scelte del Comitato VIA (che ha nei fatti “bocciato” le nuove costruzioni ma non il completamento dell’argine) e contesta punto per punto le obiezioni presentate nel ricorso della SILE.L’obiettivo dell’associazione ambientalista è, in sintesi, quello di evitare che venga cementificata “ancora ed in maniera consistente – come scrive l’avv. Febbo nel suo atto – un’area già fortemente compromessa da imponenti costruzioni e, soprattutto, di evitare il rischio esondazione che, nell’eventualità si verificasse, procurerebbe danni catastrofici ed incalcolabili, agevolmente immaginabili”.
La difesa del provvedimento del Comitato di Valutazione Ambientale nasce anche dal fatto che con questo giudizio, osserva ancora l’avv. Febbo, “finalmente, sembra prendersi coscienza dei rischi e dei pericoli immani che l’area interessata e, con essa la collettività, si vedono costretti a correre, per fini meramente utilitaristici, commerciali ed economici”.Fini che peraltro non sono in linea con gli interessi generali dell’economia locale e della qualità della vita cittadina come i fatti hanno ampiamente dimostrato nell’ultimo decennio. Nel ricorso il WWF sottolinea più volte come sia necessario separare il progetto di ulteriori costruzioni, da impedire una volta per sempre, dal discorso sull’argine mai completato, con grave rischio per l’edificato esistente e soprattutto per i suoi frequentatori sin dalla inaugurazione che risale all’ormai lontano 2005.
Il Genio Civile in una sua ordinanza sottolinea a più riprese che “l’argine esistente non è stato realizzato secondo i dettami progettuali, con gravi conseguenze anche nella fase di valutazione della pericolosità idraulica”: le valutazioni modellistiche sono state effettuate simulando la presenza anche del tratto mancante, mai realizzato, ma erroneamente inserito e simulato idraulicamente nel corso della procedura di aggiornamento del PSDA, il Piano Stralcio di Difesa dalle Alluvioni. Una situazione incredibile portata avanti con grave superficialità anche a fronte di eventi meteorici non eccezionali (ad esempio l’esondazione del dicembre 2013) che pure avrebbero dovuto creare un giusto e duraturo allarme. Il WWF sta studiando accuratamente la documentazione di questi anni e conferma in pieno il proprio impegno, affiancato da organizzazioni di categoria e associazioni, alcune delle quali presenti qui anche oggi, a dimostrazione di uno sforzo collettivo in favore dei cittadini, dell’ambiente e del rispetto della legalità”.