PESCARA – Negli accordi il Comune di Pescara aveva chiesto che venisse utilizzato grano, per la pasta, al 100% di produzione italiana. La realtà, però, sarebbe diversa. Vuole vederci chiaro il Sostituto Procuratore Anna Rita Mantini sulla vicenda segnalata, a seguito di alcune verifiche, dal parlamentare abruzzese del M5S Andrea Colletti e dal Consigliere Comunale, sempre del M5S, Massimiliano Di Pillo.
L’azienda che si è assicurata un appalto da 17 milioni per la gestione delle mense scolastiche di asili e scuole elementari nella città di Pescara, fusa in un Ati tra la Cir Food di Reggio Emilia e la Bioristoro di Roma, per svolgere l’attività avrebbe dovuto rispettare fedelmente quelle che erano le indicazioni specificate nel capitolato.
Da una serie di controlli, invece, è emerso che l’azienda si serviva di un marchio che utilizzava grano italiano insieme ad un grano nordamericano. Una violazione di una tale gravità che non solo farebbe decadere l’appalto, ma trascinerebbe l’azienda verso un procedimento penale. Da qui la decisione, in corso d’opera, di cambiare fornitore e scegliere il marchio “La Molisana”, ricevendo precise garanzie sul fatto che la semola utilizzata provenisse solo e soltanto da coltivazioni italiane.
Il Consigliere Comunale del M5S Di Pillo, però, ha deciso di approfondire scoprendo, da un messaggio ricevuto dal servizio clienti dell’azienda, che il grano per produrre la pasta è frutto della miscelazione di grano italiano ed estero, realizzata dal capo mugnaio per ottenere un prodotto con un contenuto proteico mai inferiore al 14%. Questo in contrasto con quanto scrive la stessa azienda nel documento inviato alla Commissione di Garanzia del Comune presieduta da Carlo Masci, nel quale si dichiara che i grani utilizzati sono di provenienza italiana, dalle regioni Puglia e Molise.