
PESCARA – Parlare del nuovo allenatore quando ancora il campionato non era giunto al termine era “inopportuno”. Almeno così aveva fatto capire Serse Cosmi un paio di settimane fa in una conferenza stampa in cui il tecnico si sfogava con la stampa perché aleggiava in continuazione il nome del presunto sostituto all’ordine del giorno.
A distanza di quindici giorni, però, il bilancio è ormai certo: salvezza conquistata e playoff definitivamente sfumati. Occorre ripartire quindi, proprio dal nuovo tecnico. Entro le prossime due settimane i vertici del Delfino illustreranno i progetti futuri. Il presidente Sebastiani, entro fine mese vuol sapere infatti se, e a chi sarà ceduta la Società. Soltanto in seguito svelerà i piani per affrontare da protagonisti la prossima stagione agonistica.
Questa doveva essere la stagione del rilancio, ma visti i risultati si può parlare di un fallimento culminato con il mancato accesso agli spareggi promozione. Una squadra che negli ultimi due anni ha cambiato per cinque volte la guida tecnica ha stentato a trovare una propria identità ed un gioco efficace quanto vincente. Le sconfitte con Juve Stabia e Padova ed il pareggio con la Reggina, hanno dimostrato, in modo inconfutabile, come la squadra non sia stata in grado di imporre il proprio gioco nemmeno con le ultime della classe che al contrario sono apparse “immense” ed irraggiungibili.
La Società vuol ripartire puntando sull’entusiasmo e su nuove energie. Non più nomi prestigiosi o tecnici di grido, ma giovani vogliosi e pieni di talento e tecnici che sappiano lavorarci. Appare quindi ormai inevitabile il divorzio con l’allenatore perugino. Sebastiani e compagni dovranno per prima cosa porsi un obiettivo ben preciso e lavorare per raggiungerlo. E’ innegabile che la società abbia investito molto in termini economici, e di questi caratterizzati dalla crisi non e’ cosa da poco, ma occorre porsi un obiettivo preciso per mettere in campo tutte le armi idonee per raggiungerlo.
Tutto sembra portare ad una pesante rivisitazione dell’organico. E’ chiaro che adesso occorre una politica di giovani. Magari proprio come fu fatto tre anni fa con “Zemanlandia”. E chissà che il boemo non torni davvero.