ROMA – Ruby “rubacuori”, la ragazza marocchina al centro della vicenda dei “festini di Arcore” ha manifestato sui gradini del palazzo di giustizia di Milano chiedendo di essere ascoltata dai magistrati. “Non sono una prostituta, devono ascoltarmi. Per colpire Berlusconi la stampa ha fatto del male a me”, ha detto. In realtà a dicembre i magistrati di Milano avevano convocato Ruby al processo che vede Berlusconi imputato per prostituzione minorile, ma la giovane si trovava in vacanza in Messico. Una volta tornata i giudici avevano ormai deciso di rinunciare alla sua testimonianza.
Assediata dai cronisti, Ruby ha letto una lunghissima lettera in cui ammette di aver mentito quando ha detto di essere la nipote di Mubarak, di averlo fatto perché voleva una vita diversa ma di essere caduta vittima di strumentalizzazioni: «Mi è stata attaccata addosso l’etichetta infamante di prostituta e non riesco più a toglierla», ha detto. «Voglio essere ascoltata dai magistrati per dire la verità», ha quindi aggiunto, sottolineando di essere la «parte lesa in questa vicenda».
Ruby in sintesi ha affermato che i pm milanesi volevano che accusasse il cavaliere, infatti ha parlato di «un atteggiamento investigativo apparentemente amichevole che è progressivamente mutato quando è stato chiaro il fatto che non avrei accusato Silvio Berlusconi». Ruby ha sottolineato di essere stata «vittima di uno stile investigativo».
«Non ho mai avuto rapporti sessuali a pagamento e non li ho mai avuti con Silvio Berlusconi», ha ribadito Ruby. La marocchina ha precisato che nessuno ha voluto ascoltare la sua verità, «l’unica possibile». «Oggi ho capito che è in corso una guerra contro Berlusconi e io sono rimasta coinvolta, ma non voglio che la mia vita venga distrutta». Ruby ha spiegato di aver subito una «violenza psicologica» da parte dei magistrati.
Con la voce rotta dal pianto Ruby ha anche raccontato di essere stata insultata durante la Messa a Pasqua. «Ho subito un ennesimo episodio di intolleranza quando la domenica di Pasqua una persona guardando mia figlia ha detto ‘spero che non diventi come sua madre’». «Voglio difendermi dalle bugie e dai pregiudizi», recitava un cartellone che Ruby ha portato davanti al palazzo di giustizia. Sull’altra facciata del cartellone è scritto invece: «Caso Ruby: la verità non interessa più?». La ragazza ha esordito dicendo di aver deciso «dopo due anni di rompere il silenzio per mia figlia Sofia e per la mia famiglia». La marocchina ha raccontato inoltre che «c’è ancora tanta gente che mi guarda dall’alto in basso e trovo sconcertante che nessuno abbia voluto ascoltare la mia verità, l’unica verità possibile».