
ROMA – Uniti contro il terrorismo. Ma l’Italia non bombarderà né Siria né Iraq. Il premier Matteo Renzi ha incontrato all’Eliseo il presidente francese Francois Hollande. È stato un vertice operativo, un altro segmento nella faticosa costruzione di una compatta coalizione anti-Isis, con l’Italia che pensa a un aiuto in Libano per «liberare» soldati francesi. Mentre a Londra, negli stessi minuti, il premier David Cameron ha proposto al Parlamento di estendere i raid aerei britannici anche sulla Siria.
«Contro l’Isis occorre avviare iniziative militari comuni», è stato l’appello rilanciato da Hollande. Renzi ha espresso le condoglianze dell’Italia: «Abbiamo sentito il dolore di questa nazione come il nostro dolore. È stato compiuto un attentato non solo contro la Francia e contro l’Europa ma contro l’umanità». Ecco perché, secondo il premier, «c’è la necessità di una coalizione sempre più ampia che porti alla distruzione» dell’Isis «e del disegno atroce che esso rappresenta». Quindi Renzi assicura che l’Italia «conferma i suoi impegni» a livello Ue: «Siamo impegnati in Libano, Iraq, Siria, Afghanistan, Kosovo e Africa».
La foto opportunity sulle scale dell’Eliseo è sicuramente gradita al capo del governo italiano, che almeno visivamente entra a far parte (assieme a Obama, Putin, Cameron, Merkel) dei leader consultati e che «contano», ma serve anche al Presidente francese che in questi giorni nel suo approccio aggressivo avverte il rischio di un certo isolamento. Al termine del vertice Hollande è partito per Mosca, dove incontrerà il presidente russo Vladimir Putin. Renzi, invece, alle 10 ha in programma un intervento alla Sorbona, l’università presso la quale era ricercatrice Valeria Solesin, l’italiana rimasta uccisa nell’attacco al Bataclan.
Dopo aver incassato ieri sera il dispiegamento di 650 soldati tedeschi in Mali promessogli da Angela Merkel, questa mattina Hollande ha chiesto anche all’Italia un ulteriore coinvolgimento nella coalizione, a priori escludendo richieste che alludano a un contributo diretto nei bombardamenti in Iraq e in Siria, visto che il governo italiano ha già escluso interventi bellici. Tra le ipotesi in campo, la fornitura di supporto logistico (aerei da trasporto, armi e rifornimenti), ma soprattutto la sostituzione, almeno in parte, dell’esercito francese che oggi è impegnato in missioni europee in Mali, Repubblica Centrafricana e Libano. Da quel poco che trapela gli italiani, già in prima linea in svariate e impegnative missioni, avrebbero fatto sapere ai francesi di non essere in grado di spostare truppe in Mali, mentre più realistico sarebbe un potenziamento della presenza in Libano.