ROMA – La prima commissione della Camera, la Affari Costituzionali, comincia di fatto l’esame di una legge esplosiva come quella sui vitalizi. Dopo la pausa dovuta a legge di stabilità e riforma costituzionale, superati gli adempimenti formali del cosiddetto «incardinamento», finalmente si comincia a entrare nel vivo, con la relazione integrativa sui testi per poi passare a stabilire il calendario delle audizioni che già produrranno scintille: hanno già chiesto di essere sentiti gli ex parlamentari dell’associazione guidata da Gerardo Bianco e di sicuro sarà ascoltato il presidente dell’Inps, Tito Boeri. Finito il primo tracciato del percorso, poi dovrà essere scelto un testo unificato, facendo una sintesi tra le varie proposte in campo. Si voterà in commissione e già lì si vedranno gli schieramenti e poi si vedrà quando la legge riuscirà ad essere calendarizzata in aula.
Una questione di grande impatto sull’opinione pubblica, «una battaglia sacrosanta che si scontra con il principio del diritto acquisito», ebbe a dire il premier nel maggio scorso a Porta a Porta. E che viene affrontata in diverse proposte di legge, due del Pd, due della Lega, altre dei grillini o di renziani come Matteo Richetti.
Una decurtazione degli assegni per gli ex deputati o per quelli eletti prima del 2013, con due o tre legislature, ai quali verrebbe ricalcolata la pensione col contributivo stile Fornero. Senza privilegi e senza contare i diritti acquisiti che faranno di certo scattare una pletora di ricorsi. Ed è il motivo per cui il presidente della Commissione, Andrea Mazziotti di Scelta civica, che sarà uno dei due relatori insieme a Richetti, procede pure su un canale parallelo, una modifica costituzionale per blindare gli interventi fatti sul passato con legge ordinaria: introducendo il principio che non sono tutelati dalla Costituzione vitalizi e trattamenti previdenziali che non siano proporzionali alla durata del mandato e ai contributi versati. «La ragione per mettere una norma sui vitalizi in costituzione è di stroncare sul nascere eventuali ricorsi basati sulla teoria dei diritti acquisiti, che doveva servire a proteggere i deboli e viene invece usata per tutelare dei privilegi».
Insomma, la sintesi delle varie proposte produrrebbe in sostanza un calo delle pensioni degli ex parlamentari di parecchie migliaia di euro a seconda delle anzianità e una diminuzione degli assegni futuri per chi ha due o tre legislature, visto che dal 2012 il regime dei vitalizi è cambiato per i nuovi eletti, fatti salvi i calcoli sul passato.
Per ora il governo, certo non smanioso di dar fuoco alle polveri, non si è ancora espresso lasciando l’iniziativa al Parlamento, ma a quanto raccontano avrebbe già fatto capire a chi di dovere che non si metterà di traverso. Sul punto sub judice dei diritti acquisiti, Richetti è fiducioso: «Fino ad oggi si è proceduto con modifiche dell’ufficio di presidenza della Camera ed è stato facile per chi ha fatto ricorso avere ragione, ma diverso è quando si procede con legge ordinaria riconoscendo i versamenti dei contributi: la via del ricalcolo ci avvicina alla Costituzione dove si dice che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge».