L’AQUILA – Giovanni Legnini ce l’ha fatta. Insieme a Giuseppe Fanfani è entrato a far parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Lo ha deciso il Parlamento in seduta comune: soltanto loro nello scrutinio di mercoledì sera hanno superato il quorum richiesto dei 3/5 degli aventi diritto. Per eleggere gli altri membri laici servirà una nuova votazione, prevista per giovedì alle 9:30. Sarà la sesta votazione.
Legnini e Fanfani, i due `laici´ del Csm eletti dal Parlamento in seduta comune, hanno raccolto rispettivamente 524 e 499 voti. Questi i voti per gli altri candidati: 499 Bene; 485 Leone; 471 Alberti Casellati; 441 Balduzzi; 430 Vitali; 427 Colaianni; 217 Zaccaria; 129 Falanga; 32 Marotta; 23 Brutti. Presenti e votanti 815. Nessun astenuto, maggioranza dei 3/5 a 489; 18 bianche e 62 voti dispersi.
Nulla di fatto, invece, per la Consulta. Esito negativo quindi per l’elezione di due giudici della Corte costituzionali da parte del Parlamento in seduta comune. Nessun candidato ha raggiunto il quorum richiesto dei 3/5 dei componenti dell’Assemblea. Servirà una nuova votazione giovedì: sarà la nona (malgrado i ripetuti richiamo del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nelle ultime settimane) e avrà inizio alle 9:30 a Montecitorio. Fonti parlamentari riferiscono che Luciano Violante è stato il più votato, con 429 voti: ben al di sotto del quorum richiesto che era di 570 voti.
Tornando al Csm, Legnini sarà indicato per la vicepresidenza: sarà la prima volta che un membro dell’esecutivo si trasferisce automaticamente al vertice dell’organismo di autogoverno della magistratura (il cui presidente è il capo dello Stato). Legnini proviene dalla scuola Ds. Attualmente è sottosegretario all’Economia, già sottosegretario a Palazzo Chigi con Enrico Letta (aveva la delega all’Editoria). E’ un docente specializzato in diritto dell’impresa e della pubblica amministrazione: è stato più volte relatore di leggi finanziarie e di materia economica. E’ una specie di filo rosso che lega la tradizione del partito e il nuovo corso renziano in chiave governativa e “di responsabilità”. Una figura che non si è mai segnalata per interventi a gamba tesa sui temi della giustizia. Giuseppe Fanfani, nipote di Amintore, ex democristiano che alla fine è entrato nel Pd, è il sindaco di Arezzo. E’ un avvocato, è stato parlamentare dell’Ulivo e in precedenza era stato responsabile Giustizia della Margherita.