![](http://www.abruzzonotizie.com/wp-content/uploads/MAtteo-Renzi-300x200.jpg)
ROMA – La parola del 2015 è «ritmo» e l’Italia ce la farà. Sarà un anno decisivo e non bisogna sprecare tempo. Con grinta il premier «coach» (è lui stesso a citare “Ogni maledetta domenica”, il film con protagonista Al Pacino ) Matteo Renzi guarda al futuro del Paese e ribadisce: si andrà al voto nel 2018, perché, spiega, «a me conviene sempre andare alle elezioni, ma all’Italia no». Poi torna sul tema Europa: «Il partito degli euroscettici crescerà se non cambiamo l’Europa e si prenderà Paesi dalla grande, grande tradizione europea».
Nella conferenza stampa di fine anno il premier esclude l’effetto contagio dalla Grecia all’Italia, difende le riforme e la legittimazione di Silvio Berlusconi di «stare al tavolo», visto che è stato votato da milioni di persone e Forza Italia senza lui non esiste. Specifica sul Jobs act di aver chiesto lui stesso di togliere la norma sui licenziamenti nella Pubblica amministrazione. Sul lavoro, dice Renzi, «siamo al derby ideologico costante».
«Il punto è che nella pubblica amministrazione con il decreto Madia si faranno nuove regole. È giusto che sia punito un impiegato pubblico che sbaglia, partendo dai furti e arrivando all’assenteismo a volte vergognoso. Le persone per bene hanno il diritto di vedere punito chi sbaglia, ma col Jobs Act non c’entra niente, per questo ho chiesto di togliere il riferimento al pubblico impiego dal Jobs Act. Su questo sono pronto al confronto in Parlamento».
E sull’Italicum: «Non si è mai vista una legge elettorale così semplice e rispettosa della sentenza anti-Porcellum», dice mostrando un fac simile di scheda elettorale con il nuovo sistema di voto, su cui compaiono i simboli finti di sette partiti. «Mi piace pensare che l’Italicum sia un Mattarellum con preferenze». «L’elettore vota il simbolo e dà la preferenza a un candidato chiaramente riconoscibile»
Conferma gli obiettivi del Governo per la spending review, si rifiuta di giocare al totonomine sul Quirinale, quindi spiega che «i gufi sono coloro che parlano male dell’Italia» e non del Governo, e sulla corruzione è fermo: «gli sconti si fanno al supermercato e non ai corrotti». Sul Colle Renzi replica subito: «io non gioco all’indovina chi». Quindi spiega: «a me risulta che ci sia un presidente della Repubblica», quando e se Napolitano lascerà «partirà il percorso previsto dalla Costituzione» . E ancora: «quando arriverà il momento saremo nelle condizioni di esprimere un nome attorno al quale si coaguli la maggioranza prevista dalla costituzione e l’affetto di tutti gli italiani». Ma, e questo vuole che sia chiaro, «non è un voto di fiducia sulla maggioranza».
Fra le altre cose, Renzi ha poi annunciato che l’obiettivo condiviso è di tagliare «le municipalizzate da 8 mila a mille». Questo «è ancora un tema del governo, e proprio perché in tanti di noi» tra quelli che compongono l’esecutivo, «hanno gestito aziende pubbliche, non c’è alcun progetto Cottarelli per la riduzione partecipate, c’è un obiettivo Cottarelli, condiviso con il governo, ma il modo con cui si fanno queste cose deve essere serio. In questi anni il governo centrale non è stato serio con le autorità locali, ha cambiato le norme ogni tre per due».