Poesia! E’ la prima forma di disordine, come disse Quasimodo; è il presente che invoca la vita del domani. E tutto questo è la chiave di lettura di questa silloge di Antonella Caggiano. “Dolce di sale” e i suoi versi si vestono di eleganze stilistiche per regalare al lettore attento il lirismo del suo mondo interiore, come fosse un mare ancora da navigare.
La limpidezza del racconto poetico, in Antonella, raggiunge di verso in verso, inaspettate latitudini, poiché riesce a sfuggire alla trappola dell’ esteriorità, che inevitabilmente avrebbero portato la decadenza lirica, e acquisisce il diritto di cittadinanza all’esistere del fluido armonico del verso.
Antonella, salernitana di nascita, vive e lavora a Pescara, dove insegna dal 2016, e scrive da sempre. Poeta, artista (come ama definirsi) delle parole, dunque, dall’alto della sua saggezza lirica e filologica, non cade nella trappola banale e ideologica della marginalità narrativa. In poche parole, è la ricerca di una scrittura colta, e nelle sue mani diventa racconto filosofico, come fosse lirismo di puro cristallo incorruttibile, atmosfera armonica, ha l’odore trascinante del mare che invita al viaggio su navi guidate dal vento, poetico!
E una prova di dialogo tra poesia e filosofia, da sempre in “antitesi naturali”, e lo fa con l’unico modo possibile, la lingua della intimità. Operazione filologica davvero coraggiosa ancorché complessa, ma Antonella Caggiano ha alle spalle esperienze stilistiche di altissima levatura e questa “genialità” l’ha sempre portata a innovazioni linguistiche e ancor meglio stilistiche, che ne fanno indelebile segno di personalità poetica notevole.
Ad ogni lettura, ogni parola, ogni verso, più volte si palesa il carattere affabulante e musicale, una poesia di cristallina malinconia, o ancor meglio di cromatismi che vengono da lontano e disegnate, portano ancor più, nella genesi della luce. Quel sole che Antonella vive, nel suo lirismo, con gli occhi immersi in lontananze eleganti, figlie legittime di innumerevoli letture e frequentazioni, si, ma certamente di genesi interiore, di continua ricerca di sé stessa, un essere intriso di mitologia (in questo senso –malinconia), poiché la voce, o le voci, ancor più scorrono nell’aria luminosa di infinite albe. Un ritmare che pur venendo dal profondo, un mare, metafora del tempo presente ma, che nel suo verso diventa una nuova sacralità, una scoperta di un universo di beltà, appunto una mitologia, e ancor prima si tinge di pienezza naturale che solo la lo sguardo infinito oltre il mare può dare.
A conclusione, questa silloge, innovativa nello stile e soprattutto nella semantica “Dolce di sale” la scrittura di Antonella, appare come una “epifania divina” o una nostalgia di un altro tempo, ma in realtà, le cadenze, le tonalità, i ritmi della sua voce lirica donano al lettore una rinascita epocale, sebbene ne conservi ancora i segni della decadenza di un tempo appena trascorso. Una nuova aurora, appare, avvistata all’orizzonte, di un mare nuovo, figlio di una bellezza assoluta che, lo ripetiamo, ad ogni lettura, vibra nell’aria come infinite onde che si frangono nella dolcezza di un sorriso per poi colorarsi di mitologia, come fosse un richiamo perpetuo ad un dibattito tra intimità (il mare) e il reale: scuola di Quasimodo, ma ancor più anima femminile, che ha il ritmare malinconico, seppur speranzoso del vivere, come scrivevano Emily Dickinson o Anna Achmatova.
Francesco Di Rocco
Antonella Caggiano
Dolce di sale
Costa Edizioni, Montesilvano 2022