L’AQUILA – C’era da aspettarselo. Troppe idee contrastanti con una moltitudine di opinioni differenti l’una dall’altra. Alla fine, dopo un intero pomeriggio di discussione in Consiglio regionale, non c’è stata alcuna proposta di riordino delle Province abruzzesi. C’è però un invito al Governo a predisporre un disegno di legge costituzionale per l’abolizione di tutte le Province e il mandato al presidente Gianni Chiodi di proporre ricorso alla Corte Costituzionale contro qualunque proposta di accorpamento che dovesse essere decisa nel frattempo dal Governo.
Sono i 3 punti principali del documento (primi firmatari il Capogruppo del PdL Lanfranco Venturoni, il Capogruppo dell’IdV Carlo Costantini e il Capogruppo dell’Api Gino Milano) approvato a maggioranza dal Consiglio regionale, che domani sarà trasmesso al Governo Monti.
“La Regione – si legge in un passaggio – riscontrando le aspettative a più riprese manifestate dall’opinione pubblica, deve esprimersi nel senso di una proposizione idonea a garantire il più alto livello possibile di riduzione della spesa pubblica, nonché la maggiore semplificazione e la completa eliminazione delle sovrapposizioni di ruoli e funzioni, determinando così l’innalzamento qualitativo delle prestazioni rese ai cittadini”.
Al voto non ha partecipato il Gruppo consiliare del Pd, che ha abbandonato l’Aula per protesta. Erano state formalizzate altre proposte, respinta dal Consiglio: l’ipotesi a 3 Province (L’Aquila, Chieti, Pescara-Teramo) presentata da Menna (Udc), quella a una Provincia (L’Aquila) di Rabbuffo (Fli) e quella avanzata da Acerbo (Prc), Saia (Pdci) e Caramanico (Sel) per una diversa attribuzione delle funzioni alle Province e l’abolizione di tutti gli enti intermedi strumentali.