ROMA – Legge elettorale e superamento del bicameralismo paritario, conflitto d’interessi e aiuti alle Pmi, riduzione del numero dei parlamentari e federalismo fiscale. Ma anche finanziamento ai partiti e magistratura, fisco e lavoro. I dieci Saggi, selezionati dal Presidente della Repubblica per analizzare la difficile situazione che attraversa l’Italia, hanno consegnato oggi al Quirinale la lunga relazione in cui propongono la loro soluzione per uscire da questa impasse. Ecco le “linee-guida” individuate e sottoposte all’attenzione di Giorgio Napolitano, il quale ha già annunciato però che «passerà la palla» al proprio successore. A lui toccherà poi «trarre le conclusioni» del testo, già pubblicato sul sito del Colle.
OLTRE IL BICAMERALISMO PERFETTO
L’attuale modello, paritario e simmetrico, rappresenta «una delle cause delle difficoltà di funzionamento del nostro sistema istituzionale». La proposta, quindi, è quella di dare vita a una sola Camera eletta a suffragio universale e diretto, titolare dell’indirizzo politico, con competenza esclusiva sul rapporto fiduciario con il governo e che esprime il voto definitivo sui disegni di legge. Accanto ad essa il Senato delle Regioni, che assorba le funzioni della Conferenza Stato-Regioni, costituito da tutti i presidenti e da rappresentanti delle stesse, eletti da ciascun Consiglio regionale in misura proporzionale al numero degli abitanti della regione, con la possibilità di scegliere uno o più sindaci. I nuovi organismi sarebbero composti da 480 deputati, uno ogni 125mila abitanti, e da 120 senatori.
LEGGE ELETTORALE
Quella vigente va superata. La nuova potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario), un alto sbarramento, implicito o esplicito, ed eventualmente un ragionevole premio di governabilità. In caso di ritorno al Mattarellum, invece, è opportuno eliminare lo scorporo. Se il Parlamento dovesse optare per un regime semipresidenziale – che non rappresenta la soluzione più adatta secondo la maggioranza dei Saggi – sarebbe preferibile propendere per una legge elettorale incentrata sul doppio turno di collegio, secondo il modello francese, al fine di rafforzare il Parlamento rispetto a un Presidente che ha la stessa fonte di legittimazione.
LAVORO
Nei prossimi mesi bisognerà destinare qualunque sopravvenienza finanziaria all’emergenza lavoro – la principale che ci troviamo oggi ad affrontare – e al sostegno delle persone e delle famiglie in grave difficoltà economica. Si valuta l’introduzione di un reddito minimo di inserimento, da inserire in un quadro complessivo di revisione dell’assistenza, ma anche il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, nuove misure ad hoc per gli esodati e le restrizioni nei confronti dei contratti a termine. «Almeno fino al consolidamento delle prospettive di crescita economica». Inoltre, si chiede di definire un nuovo indicatore Isee, già all’esame dalla Conferenza Stato-Regioni,da cui dipende un’ampia serie di benefici e prestazioni sociali erogati sia dalle amministrazioni centrali, sia dalle Regioni e dagli enti locali.
DEBITI DELLA P.A.
Il completamento dei pagamenti è una priorità per ridare ossigeno alle imprese italiane. E far sì che venga rispettato l’obbligatorio termine di 30 giorni, in vigore dall’inizio dell’anno, è una condizione necessaria. Ma i saggi sollecitano anche a «espandere la operatività del Fondo Centrale di Garanzia per le piccole e medie imprese, che può, attraverso garanzie a banche e Confidi sui prestiti alle pmi, attivare prestiti aggiuntivi per oltre 30 miliardi».
FISCO
Primo: presentare all’approvazione del Parlamento il disegno di legge “delega fiscale”. Secondo: intervenire sulla finanza decentrata, concludendo in tempi rapidi il processo di attuazione della riforma del 2009 sul federalismo fiscale. Terzo: riprendere i negoziati bilaterali con la Svizzera per un accordo di trasparenza ai fini della tassazione dei redditi transfrontalieri di natura finanziaria.
CONTI PUBBLICI
Il gruppo di esperti in materia economico-sociale ritiene che gli attuali livelli della spesa pubblica e delle entrate in rapporto al Pil «siano dei limiti massimi». Oltre alla revisione del Patto di stabilità interno per non sacrificare più gli investimenti pubblici, tra gli obiettivi ci sono anche di tutti i regimi autorizzatori non necessari (’’Opzione zero’’), l’introduzione di un indennizzo forfetario e automatico per i ritardi delle amministrazioni e l’adozione di un meccanismo dei costi fabbisogni standard previsto dal federalismo fiscale per le spese di regioni ed enti locali. E contemporaneamente bisognerebbe migliorare i meccanismi della spending review e istituire il Fondo per le amministrazioni più virtuose in termini di efficacia ed efficienza e di rivedere la struttura dei livelli retributivi delle figure apicali e dirigenziali.
COSTI DELLA POLITICA
I controlli devono essere uniformati ed eseguiti da funzionari esteri e indipendenti. Su un altro punto però i dieci Saggi insistono in modo particolare: il finanziamento pubblico dell’attività politica è da correggere ma è «ineliminabile», perché costituisce un fattore fondamentale «per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le ricchezze private possano condizionare impropriamente l’attività politica». Ovviamente i rimborsi delle spese elettorali devono essere giustificati e documentati all’interno di rigorosi tetti di spesa.
COMMISSIONI
Ventidue sono troppe: nove o dieci al massimo sono più che sufficienti. Al vaglio diverse ipotesi di accorpamento. Per la riforma della Costituzione, i saggi propongono poi la creazione di una commissione mista, costituita in parte da parlamentari (eletti dalle Camere secondo un criterio di rappresentanza proporzionale) e in parte da non parlamentari (scelti con modalità che saranno decise dal Parlamento), che voti il testo articolo per articolo senza emendamenti. L’idea ha raccolto il consenso di tutti eccetto quello di Valerio Onida: a suo giudizio, «si rischierebbe di innescare un processo “costituente” suscettibile di travolgere l’insieme della Costituzione».
GIUSTIZIA
I punti critici sono soprattutto due. Innanzitutto, il giudizio disciplinare sui magistrati va esercitato in primo grado dal Csm, ma in secondo grado da una Corte ad hoc, composta per un terzo da magistrati, per un terzo da componenti eletti dal Parlamento e per un terzo da componenti nominati dal presidente della Repubblica. Per chi intende candidarsi, non può farlo nei luoghi ove ha esercitato la sua funzione, così come deve essere vietato tornare in aula dove ci si è candidati.
Ma si è parlato anche di soluzioni per il sovraffollamento carcerario «ormai insostenibile»: in particolare, di trasformare in pene principali comminabili dal giudice di cognizione alcune delle attuali misure alternative dell’esecuzione, come l’affidamento in prova e la detenzione domiciliare; di un ampio processo di depenalizzazione di condotte che possono essere meglio sanzionate in altra sede; di l’introduzione su larga scala di pene alternative alla detenzione; e di lavoro dei detenuti per rendere il carcere più vivibile.
CONFLITTO DI INTERESSI
Sicuramente è «un problema da prevenire». Una legge, costruita su «proposte che non possano essere identificate come mosse da spirito di parte», è fondamentale e andrebbe accompagnata da un’altra, sul modello del Parlamento europeo e degli Usa, per rendere trasparente l’attività delle lobbies con un apposito albo.