OLBIA – Famiglie in fuga, scuole chiuse e visite mediche sospese in tutti gli ospedali. Dopo una notte di paura, la Sardegna aspetta con angoscia che il ciclone si sposti da un’altra parte. Ma il risveglio è stato traumatico: soprattutto nella zona orientale e nella Gallura, dove si concentra da alcune ore un violento temporale. L’apparato della Protezione civile questa volta si è fatto trovare preparato, ma la paura è ancora tanta. I meteorologi prevedono forti precipitazioni nel corso della giornata e tutti osservano lo spostamento minaccioso del ciclone in arrivo dalle Baleari.
Olbia è una città quasi sgomberata. Il rio Siligheddu, un corso d’acqua che attraversa il centro urbano, è uscito dagli argini e sta mettendo a rischio i quartieri Isticcadedddu, Baratta e la zona vicina allo stadio Nespoli. Le auto del Comune stanno passando con gli altoparlanti per invitare la popolazione a spostarsi ai piani alti, per precauzione. Le vie d’accesso al quartiere di Baratta, dalla zona del campo sportivo, è stata chiusa.
Nelle strade non ci sono più auto parcheggiate, i canali che attraversano i quartieri sono tenuti sotto controllo costante. La notte è trascorsa in bianco ma tranquillamente. Dalle 6 del mattino, però, la pioggia si è fatta più intensa. E alla sala operativa allestita in municipio sono arrivate le prima richieste di aiuto: anziani in difficoltà e famiglie che si sono trovate la casa circondata dall’acqua. «Il centro di coordinamento sta lavorando a pieno ritmo – dice il direttore della Protezione civile regionale, Graziano Nudda – Aspettiamo aggiornamenti. Questa notte è piovuto molto in mare e le situazioni di maggiore criticità sono state registrate ieri in Baronia, a Torpè in particolare. Ma non ci sono stati danni alle persone».
A Torpè, piccolo centro della zona nord del Nuorese, la sicurezza delle popolazione è minacciata costantemente dalla diga Maccheronis, un gigante di cemento armato che non è mai stato completato e collaudato. Raccoglie le acque del Rio Posada e ogni volta che la pioggia si fa più intensa rischia di scaricare sul centro abitato una vera e propria valanga. Il paese questa mattina si è risvegliato con le strade completamente allagate: un fiume in piena che scorreva a due passi dalle porte delle case.
I rischi erano facilmente prevedibili, tanto che già ieri pomeriggio il sindaco Omar Cabras ha ordinato lo sgombero delle abitazioni più vicine all’argine del fiume. Trentacinque famiglie hanno passato la notte fuori casa e hanno dovuto chiedere ospitalità ad amici e parenti. «Questa volta l’acqua non è arrivata dalla diga, ma dal monte, attraverso i canali tombati: grazie all’intervento immediato non abbiamo avuto danni – racconta il primo cittadino, Omar Cabras – L’acqua dei canali ricoperti dal cemento che passano in mezzo alle case ci ha messo subito in difficoltà: è il solito problema, per risolverlo abbiamo bisogno di interventi radicali, ma mancano i fondi».
Nel Cagliaritano la situazione più critica c’è stata dopo il tramonto, ma al mattino la situazione sembra essere tornata quasi alla normalità. Le frane hanno costretto l’Anas a chiudere la Statale 195, quella che tutti conoscono come “Sulcitana”: acqua e fango hanno bloccato la strada nella zona di Capoterra e per tutta la notte le squadre di emergenza hanno lavorato per la bonifica. Nella sud-est dell’isola, tra Solanas e Castiadas, gli ultimi turisti della stagione sono stati evacuati in tutta fretta.